Il lungo contenzioso si conclude con la Cassazione che dice che Enzo Biagi non era un dipendente RAI
Gli oltre 2 milioni di contributi, dunque non saranno versati all'INPGI
05/09/2021 di Redazione
Protagonista suo malgrado del lungo contenzioso giudiziario che si è sviluppato intorno al suo nome. Stiamo parlando del giornalista Enzo Biagi, su cui la Cassazione ha emesso una sentenza definitiva in merito al versamento dei suoi contributi legati al lavoro presso Viale Mazzini. Secondo l’Inpgi, l’istituto nazionale di previdenza per i giornalisti, la Rai – azienda a cui Enzo Biagi ha legato indissolubilmente la sua carriera – avrebbe dovuto versare oltre 2 milioni di euro di contributi previdenziali, legati proprio alle prestazioni dello storico giornalista.
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I contributi di Enzo Biagi e la sentenza della cassazione contro l’Inpgi
Ovviamente, la Cassazione – com’è noto – non decide nel merito delle questioni giudiziarie, ma nel metodo. Dunque, la suprema corte ha potuto attestare che la corte d’Appello (che, nel 2014, aveva confermato la revoca del decreto ingiuntivo arrivato dall’Inpgi nei confronti della Rai che già era stato revocato dal tribunale in primo grado nel 2011). Secondo la Cassazione la corte d’appello «ha correttamente applicato i criteri legali e giurisprudenziali per la qualificazione giuridica del rapporto di lavoro» – stando a quanto riportato dal quotidiano La Repubblica.
La tesi dell’Inpgi prevedeva che il rapporto di subordinazione, nei fatti, fosse iniziato nel 2000, quando Enzo Biagi aveva regolarmente accesso alle sedi Rai e agli strumenti aziendali, svolgendo le mansioni di un direttore, viste le sue decisioni sui contenuti dei programmi. In realtà, secondo la Rai aveva sempre riconosciuto l’autonomia di Enzo Biagi nelle sue scelte e nelle sue attività lavorative. Una tesi che, nei fatti, era stata sposata dalla corte d’appello che più volte aveva sottolineato l’assenza di un vincolo di subordinazione da parte di Enzo Biagi rispetto al datore di lavoro. Dunque, il giornalista – che nell’ultima parte della sua carriera per il servizio pubblico aveva dato lustro alla fascia preserale, grazie alla sua trasmissione d’approfondimento Il Fatto – sarebbe stato un lavoratore autonomo, nonostante le ispezioni portate avanti dall’Inpgi. La lunga querelle si è risolta dopo 10 anni di tira e molla all’interno delle aule dei tribunali.
FOTO IPP/TOMMASO BALESTRA – MILANO