I primi risultati della “pelle” Samsung per toccare oggetti nel Metaverso
La multinazionale sudcoreana ha avviato il progetto per la sua e-skin
03/10/2022 di Enzo Boldi
Una membrana per i polpastrelli, i piedi e altre zone dell’epidermide sparse per il corpo umano. La ricerca per rendere il futuro metaverso (di cui, per il momento, si percepiscono solo piccole tracce) prosegue e le varie aziende mondiali stanno ampliando la propria ricerca affinché la percezione di quel che accade nel mondo virtuale si trasferisca in quello reale. E così, dopo l’annuncio di qualche mese fa fatto da Meta, il tentativo di realizzare una “pelle” in grado di permettere agli utenti di percepire e avere la sensazione di toccare oggetti nel metaverso prosegue. E nei giorni scorsi sono stati presentati i primi risultati della e-skin prodotta da Samsung.
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In collaborazione con il Dipartimento di Scienza e Ingegneria dei Materiali della Pohang University of Science and Technology, Samsung ha iniziato la sua sperimentazione per realizzare questa membrana da applicare sulla pelle umana per consentire agli utenti di aver percezione tattile di quel che succede nel metaverso.
Ovviamente si tratta di una sperimentazione che proseguirà nel corso dei prossimi mesi, ma chi sta lavorando alla e-skin Samsung si dice fiducioso della riuscita di questo progetto: «Questa “pelle” consente di percepire simultaneamente più parti sensoriali di un mondo digitale, proprio come la pelle umana, tra cui la temperatura». Non solo “oggetti”, ma anche tutte le annesse percezioni che si hanno dal contatto con essi.
E-Skin Samsung, la “pelle” per toccare oggetti nel Metaverso
Il video pubblicato da Samsung mostra il funzionamento e i principi alla base di questa e-skin: questa membrana da applicare sulla pelle, infatti, invierà delle piccolissime (impercettibili a livello epidermico) scosse elettriche che simulano quelle che il nostro cervello riceve, nel mondo reale, quando tocchiamo un oggetto. Questo principio – non è una novità, dato che sulla “pelle elettronica” si fanno studi da anni in ambito medico -, dunque, è alla base di quella percezione: impulsi che vengono inviati al cervello per realizzare un contatto che avviene nel mondo virtuale, ma la cui percezione viene restituita nel mondo reale.