L’e-commerce era | NOVESEDICESIMI

Il mondo è sempre più votato agli acquisti online: l'e-commerce è la parola d'ordine di questo decennio. I dati lo confermano

14/03/2022 di Redazione

Esiste un e-commerce praticamente per ogni cosa. Ce n’è persino uno che fa recapitare letame a persone che, per così dire, non ci stanno così simpatiche. Al di là del colore, tuttavia, l’acquisto e la vendita di beni online rappresenta un elemento imprescindibile per la società in cui stiamo vivendo, in questo preciso momento storico. Del resto, la pandemia di coronavirus, da questo punto di vista, è stato un po’ un anno zero. Se è vero che anche prima del Covid gli acquisti online stavano registrando una significativa ascesa, il distanziamento sociale e i vari lockdown che abbiamo vissuto hanno reso gli acquisti in piattaforma una forma di scambio imprescindibile, una delle poche che – di fatto – ha contribuito a far andare avanti molte attività in un momento in cui anche alzare una saracinesca la mattina era impossibile.

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E-commerce in Italia, il nostro approfondimento

Nel primo trimestre del 2021 l’Italia è stata la prima in Europa per la crescita del mercato delle compravendite online. Il nostro Paese ha vissuto una vera e propria rivoluzione commerciale in questi ultimi mesi, che ha coinvolto un po’ tutti. Già, perché spesso c’è un po’ di confusione nel leggere le evoluzioni dell’e-commerce: una certa opinione pubblica, sviata anche da alcuni atteggiamenti della nostra politica, sembra separare nettamente la compravendita online dal made in Italy o – comunque – dal mondo delle piccole e medie imprese italiane, viste spesso come “vittime” del sistema dell’e-commerce. In realtà, le piattaforme online hanno offerto, spesso, un’alternativa, un nuovo canale di vendita proprio alle realtà commerciali più tipiche del tessuto economico italiano.

Del resto sarebbe anacronistico non riconoscere come l’e-commerce abbia stravolto completamente le abitudini di acquisto nel nostro Paese. Prima la domanda più gettonata era: «ma questo metodo sarà sicuro?»; adesso quella più frequente è diventata: «ma quando arriva l’ordine che ho fatto?». I commercianti lo hanno capito e stanno seguendo il trend. In questo approfondimento di Giornalettismo, siamo stati guidati dal divulgatore digital e tech Biagio Gabriele, abbiamo sentito il parere di Amazon Italia sul suo contributo alla diffusione del made in Italy, abbiamo analizzato i dati del settore con il supporto di Netcomm e abbiamo visto anche come lavora un imprenditore che ha deciso di distribuire i propri prodotti attraverso l’e-commerce.

Il punto di vista di Big Tech, come Amazon ha lavorato sul made in Italy

Giovanni Soltoggio, Head of Seller Services – Other Hardlines & Media di Amazon Italia, ha spiegato come il grande negozio di e-commerce abbia sempre avuto uno sguardo privilegiato per le piccole e medie imprese. Il fatto di avere a disposizione un punto di vista autorevole per quanto riguarda il mercato dell’e-commerce in Italia sicuramente ci mette davanti a numeri che, complessivamente, coprono una fetta gigantesca del settore. Giovanni Soltoggio ha presentato i risultati di uno studio Nomisma che ha preso in considerazione 360 PMI che operano attraverso Amazon Italia.

«Per il 63% delle imprese che utilizzano Amazon insieme ad altri canali di vendita – ha spiegato Soltoggio a Giornalettismo -, l’online è divenuto il principale canale di vendita. Oltre l’80% di queste PMI utilizza un mix di diversi canali online che include la vendita sul proprio sito aziendale, su Amazon e su altri siti online. L’85% di queste imprese ha fatto registrare un aumento importante del fatturato online affiancato, per circa un terzo di loro, ad una crescita parallela anche delle attività sui canali tradizionali». Non sono soltanto numeri, ma è la vera e propria dimensione di un fenomeno che, come viene ricordato, ha portato nel 2020 alla vendita di 80 milioni di prodotti attraverso Amazon, che vuol dire più di 150 prodotti al minuto.

«Amazon è da sempre un alleato delle piccole e medie imprese. Sono 18mila le PMI che hanno venduto con Amazon in Italia e questo ha portato alla vendita di prodotti all’estero – ha affermato Giovanni Soltoggio – per più di 600 milioni di euro». Questi dati sono il risultato di un significativo investimento di Amazon in Europa: stiamo parlando di 2,8 miliardi di euro per logistica, strumenti, formazione. È il retroterra necessario affinché le aziende possano utilizzare il negozio online per mettere i loro prodotti in vetrina. Giovanni Soltoggio, inoltre, ha ricordato anche gli sforzi compiuti da Amazon nell’attuazione di programmi che hanno aiutato le aziende italiane a colmare la differenza con i competitors all’estero: «Il programa “Accelera con Amazon” – ha concluso – ha raggiunto traguardi importanti nello scorso anno e nel 2022 punta a raggiungere ulteriori 20mila PMI italiane».

Per uno sguardo più generale sul mercato dell’e-commerce in Italia e per capire anche quanto le abitudini di consumo degli italiani siano cambiate, il presidente di Netcomm (il consorzio che promuove lo sviluppo dell’e-commerce e delle evoluzioni digitali delle imprese) Roberto Liscia ha offerto il suo punto di vista sulla questione: «Nel 2020 il settore dell’e-commerce, non soltanto in Italia ma anche in Europa e nel mondo, è cresciuto del 20%. L’e-commerce di prodotto nel 2021 ha raggiunto il valore di 3400 miliardi di euro». Significa un cambiamento deciso di prospettive: «In passato – ha detto Roberto Liscia a Giornalettismo – l’e-commerce era considerata una attività sporadica e residuale. Adesso invece le cose non stanno più così. Pensiamo a quello che è successo dopo il Covid-19: gli italiani sono stati abituati a considerare il commercio elettronico come un canale, addirittura, prioritario».

Sicuramente, una componente che ha favorito questo cambio di prospettiva è anche la maggiore richiesta di sicurezza, non soltanto il senso d’urgenza che si è avvertito intorno al commercio elettronico. In questo momento, infatti, le piattaforme rispondono a questo bisogno del consumatore di essere tutelato: «Le piattaforme – ha spiegato Roberto Liscia – sono tutte sicure, i pagamenti sono sicuri. Come per ogni cosa, bisogna fare attenzione: non tanto alle piattaforme, ma alle persone a cui ci si rivolge per acquistare un prodotto».

Ma come funziona, concretamente, un e-commerce?

Fino a questo momento abbiamo analizzato l’e-commerce come un macro-fenomeno, spiegando come opera il big player del settore. Ma l’Italia è fatta anche da tante piccole altre realtà che, magari partendo da un modello di business al dettaglio, hanno poi diversificato le proprie attività raggiungendo clienti in tutta Italia grazie ai loro portali di e-commerce. Biagio Gabriele ci ha raccontato la realtà di ZooExpert.it, lo store pet-friendly di Giovanni Franchini: quest’ultimo è stato tra i primi a portare online il suo negozio fisico, diventando uno dei titolari di e-commerce indipendenti nel nostro Paese.

«Il nostro negozio nasce come negozio specializzato alla cura e al benessere degli animali. Già alla fine del 2015 ci siamo resi conto di poter raggiungere un numero di persone molto più ampio grazie all’e-commerce – ha spiegato Franchini -. Tuttavia, siamo consapevoli che chi crea un e-commerce si va a confrontare con delle vere e proprie potenze in questo settore: non può esserci lo stesso approccio della gestione di un negozio fisico, insomma».

Negli ultimi due anni, il negozio di e-commerce ha avuto una crescita notevole, gestendo volumi di fatto sei volte più grandi di quelli del negozio fisico: «Il negozio fisico e lo store online hanno una gestione completamente diversa tra loro. Al momento, se hai la presunzione di portare le persone fisicamente in negozio, devi dare qualcosa in più di qualche anno fa. Secondo me, il negozio online non sta cannibalizzando il negozio fisico. Semplicemente, i tempi sono cambiati. Io sento tanti gestori di negozi fisici che si aspettano un ritorno al passato. Ma dovrebbero avere la consapevolezza che questo ritorno al passato non ci sarà mai».

 

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Conclusioni

Biagio Gabriele ha dunque sintetizzato il lavoro di ricerca sullo stato delle cose dell’e-commerce in Italia in alcuni punti specifici e chiari. È impossibile, ormai, rinunciare a fare i conti con l’e-commerce per gli imprenditori italiani: ormai si acquista online e non entrare in questa ottica sarebbe controproducente per qualsiasi attività. È vero che i grandi player stanno acquisendo fette di mercato sempre più ampie, ma è pur vero che ciò non esclude che anche i piccoli commercianti e le piccole e medie imprese possano trovare il proprio posto al sole, magari individuando situazioni ibride tra il commercio online e offline. Farlo, oggi, è diventato molto più semplice: ci sono i grandi marketplace, che offrono sempre più soluzioni e garantiscono un livello di sicurezza sempre maggiore; ma ci sono anche delle piattaforme che consentono rapidamente a produttori indipendenti di aprire una finestra sul commercio online.

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