La disconnessione da Internet dalla Russia smentita da Mosca, ma lo scenario era stato preso in considerazione

Ne abbiamo parlato con Giulio Gargiullo, esperto di Digital Marketing che da anni si occupa di quel che accade a Mosca e dintorni. E di quel passaggio Intranet ne aveva parlato già in un suo libro

07/03/2022 di Enzo Boldi

Lo aveva previsto prima di tutti. Non perché in possesso di doti divinatorie, ma perché lavorando nell’ambito del digital marketing era a conoscenza di quella legge approvata dal Parlamento russo nel lontano (visto il rapido scorrere degli eventi) 2019. Perché la storia della Russia che esce da Internet – spostando server e domini sull’Intranet – aveva già mostrato tutti i suoi sintomi, ancor prima dell’invasione dell’Ucraina e di tutte le conseguenze (non solo militari) che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi giorni. Abbiamo parlato di tutto ciò con Giulio Gargiullo, esperto di quel che accade in Russia (avendo studiato a Mosca), anche e soprattutto nelle sue sfaccettature digitali. Un tema molto delicato che, in questo periodo di conflitto, porta a una eterna battaglia tra notizie e smentite.

LEGGI ANCHE > Secondo l’intelligence britannica, la Russia vuole tagliare fuori l’Ucraina da notizie e informazioni

Partiamo dall’inizio: Come diffuso domenica mattina da Nexta, la lettera firmata dal viceministro dello sviluppo digitale di Mosca alle “autorità esecutive federali e alle autorità esecutive dei soggetti della Federazione Russa” indica la data in cui la Russia uscirà da Internet: il prossimo 11 marzo.

Questa mattina, però, lo stesso Ministero dello sviluppo digitale russo ha smentito la notizia di un’imminente disconnessione da Internet della Russia: “I siti web russi vengono costantemente attaccati da attacchi informatici dall’estero. Ci stiamo preparando a diversi scenari per garantire la disponibilità delle risorse russe. Non ci sono piani per disattivare Internet dall’interno”.

Russia esce da Internet, l’intervista a Giulio Gargiullo

Diversi scenari, dunque. Smentita – ricordando come in questo periodo storico ci siano un’accesa contesa su moltissime notizie che trapelano dal Cremlino (in entrambe le direzioni) – in riferimento a quella data dell’11 marzo. Ma la storia delle Russia esce da Internet potrebbe essere solamente rinviata. Il motivo è semplice e ce lo ha spiegato Giulio Gargiullo, che da 20 anni si occupa di Digital Marketing proprio in Russia (e che ha scritto anche un libro su questo tema): «La procedura del passaggio all’Intranet fa parte di un lungo percorso di norme approvate dal Parlamento russo per inasprire i controlli sia in entrata che in uscita. In particolare, la notizia trapelata negli ultimi giorni è figlia di una legge approvata da quello stesso Parlamento nel 2019».

È sbagliato parlare di un nuovo ecosistema, ci spiega Giulio Gargiullo, perché da anni la Russia ha un universo parallelo rispetto all’Internet che conosciamo nella sua versione più occidentale. Dai motori di ricerca (Yandex) ai social network (VK). Dal Cremlino, dunque, sono sempre arrivate leggi che hanno stretto le maglie attorno a tutto ciò che non è russo: «Non c’è Amazon, Facebook funziona poco, così come Instagram. L’ecosistema parallelo già esiste (e non solo per quella legge approvata nel 2019 dal Parlamento), con il motore di ricerca Yandex necessario anche per pagare i taxi, ma anche la piattaforma social che viene utilizzata dai cittadini».

Putin e i dati

E già nel corso degli anni Putin era stato molto chiaro nei confronti di tutta quella porzione di Internet nata al di fuori dei confini russi: «Il capo del Cremlino – spiega Gargiullo a Giornalettismo – definì ottimi quei servizi, ma sottolineò come con l’utilizzo di tutte quelle piattaforme (dai social network all’e-commerce) comporta anche la cessione di un gran numero di dati». Agli americani, in particolare parlando di Google e Facebook (ora Meta), ma anche Amazon. Una storia che abbiamo sentito in tutte le salse e ripetuta anche da altri personaggi della politica contemporanea. Perché da anni i vari Paesi puntano molto (se non tutto) sulla politica della condivisione (o meno) dei dati raccolti dai vari siti e portali. Ricordiamo, per esempio, il freno messo da Trump a TikTok.

Nonostante le smentite da parte del Ministero dello sviluppo digitale russo, dunque, il piano della Russia esce da Internet è futuro e futuribile. Probabilmente questa fuoriuscita non avverrà nel giro di pochi giorni (non entro l’11 marzo, come invece trapelato), ma c’è quella legge pendente approvata nel 2019 che potrebbe entrare ben presto in vigore.

Share this article
TAGS