Ancora non ne abbiamo abbastanza del binomio auto usata/donna usata
La pubblicità della concessionaria Dream Car di Savona oggettifica per l'ennesima volta il corpo femminile per vendere macchine
11/12/2020 di Ilaria Roncone
Non ce la possiamo proprio fare. Il binomio belle auto belle donne – con queste ultime declassate a mero oggetto del piacere maschile – non muore mai. Non importa se la questione va avanti da oltre dieci anni, case automobilistiche e – nel caso di oggi – concessionarie continuano a sfruttare le stesse immagini e addirittura lo stesso slogan. Nel 2008 vedevamo su un manifesto BMW il volto di una giovane donna ammiccante e leggevamo “You know you are not the first. But do you really care?”, oggi vediamo la pubblicità remake del concessionario Dream Car di Savona con una giovane donna chinata e vista da dietro e lo slogan “Usato garantito Dream Car… sai di non essere stato il primo, ma te ne importa qualcosa?”.
LEGGI ANCHE >>> A Ragusa pubblicizzano la mobilità sostenibile con stereotipi sessisti del passato
Possibile che ancora non ci siamo stancati?
Siamo ancora messi così, nel quasi 2021 😑 pic.twitter.com/H781KlOJsq
— Fabio 🏳️🌈 (@Iperbole_) December 11, 2020
La domanda sorge legittima: si vende ancora, nel 2020, con questa tipologia di spot? Con tutte le battaglie, le critiche, le lotte a questo tipo di messaggio, ancora c’è chi pensa di sfruttarlo grazie al “purché se ne parli” credendo di uscire fuori illeso dalla tempesta che si viene a creare? Volendo paragonare lo spot di Bmw e quello di Dream Car quest’ultimo, se possibile, è anche peggiore. Se in quello di Bmw la donna ha un viso, in quello di Dream Car la donna è solamente un corpo chino del quale si mette in evidenza il didietro con la resa finale di massima oggettificazione del corpo femminile.
Donna usata come macchina usata
Per la serie: seppure non sei il primo guarda che la carrozzeria usata – termine che viene spesso utilizzato in lingua italiana per commentare la fisicità delle donne – è comunque valida. Sia quella della macchina che quella della donna. Lo slogan sessista gioca sull’oggettificazione del corpo femminile e sul concetto di “verginità” sia della donna che della macchina lasciando intendere che, seppure tu non sia il primo, vale comunque la pena godere dell’auto usata così come della donna usata vista la carrozzeria.