I dipendenti di Twitter che rendono privato il loro account per paura dei sostenitori di Trump

Il dibattito interno all'azienda ha polarizzato ancor di più le differenze

17/01/2021 di Gianmichele Laino

La sospensione dai social network di Donald Trump è stato senz’altro il tema principale di inizio 2021, soprattutto dopo le rivolte di Capitol Hill lo scorso 6 gennaio. In modo particolare, tutto è partito dalla decisione di Twitter di sospendere prima e poi di bannare definitivamente e in modo permanente l’account personale del presidente uscente degli Stati Uniti d’America. Diciamo che la piattaforma di Jack Dorsey – nonostante anche altri social come Facebook, Snapchat e Twitch abbiano seguito le sue orme – è diventata una sorta di baluardo dell’anti-trumpismo sul web. Per questo i dipendenti Twitter ora temono delle ritorsioni.

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Dipendenti Twitter bloccano i propri social network

Il New York Times – descrivendo e ricostruendo il processo decisionale che ha portato il board di Twitter a interrompere drasticamente le pubblicazioni di Trump sui propri canali social – ha notato che, negli ultimi tempi, diversi dipendenti del social network di Jack Dorsey si stanno comportando in maniera anomala sulla piattaforma: i loro profili, inizialmente pubblici, stanno diventando lentamente privati, accessibili soltanto a un gruppo selezionato di followers. Inoltre, tante persone stanno cancellando i riferimenti al loro impiego in Twitter nelle brevi biografie che corredano i loro account.

Il tutto, a quanto pare, perché gli stessi dipendenti temono delle ritorsioni pesanti, da parte dei sostenitori di Donald Trump, dopo il blocco degli account del presidente uscente. Insomma, Twitter non sembra affatto un posto tranquillo in quest’ultimo periodo. Nei giorni scorsi, era stata persino annunciata una manifestazione di sostenitori di Trump e QAnons sotto la sede del social network a San Francisco. Il solo annuncio di questa protesta aveva messo in moto un nutrito gruppo di forze dell’ordine: circa 30 agenti, infatti, avevano transennato e avevano iniziato a presidiare il quartier generale di Twitter. Alla fine, però, soltanto un manifestante pro Trump si era presentato, con un cartello, nel luogo dell’appuntamento.

Se nella realtà, dunque, gli effetti delle proteste contro Twitter sono stati limitati, nel mondo virtuale si teme il classico squadrismo social che caratterizza questi gruppi molto radicalizzati di sostenitori del presidente uscente. Da qui la decisione, piuttosto prudenziale, di tutelare i propri account. Non un bel segnale per tutti gli altri utenti del social network dei cinguettii.

foto IPP/zumapress

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