Salvini svela il mistero Spadafora e chiede le sue dimissioni: «Che ci sta a fare con un ministro maschilista?»

Svelato l’altarino su Vincenzo Spadafora. Oggi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri aveva rilasciato un’intervista a Repubblica nella quale dichiarava che le parole di Matteo Salvini su Carola Rackete hanno incitato all’odio nei confronti della capitana. Per questo motivo, ora è ufficiale, la conferenza stampa di presentazione di nuovi fondi per contrastare la violenza sulle donne – era prevista anche la presenza del ministro leghista Giulia Bongiorno – è stata annullata.

Dimissioni Spadafora, la richiesta di Salvini

Alla Lega, infatti, le parole di Spadafora non sono piaciute ed è arrivata a chiederne apertamente le sue dimissioni. O, in alternativa, le sue scuse. Nel corso di una conferenza stampa al Cara di Mineo, Matteo Salvini è stato molto duro con il sottosegretario in quota M5S:« Cosa sta a fare il sottosegretario? Sta al governo con un pericoloso razzista e maschilista? Fossi in lui mi dimnetterei – ha detto il ministro dell’Interno -. Non ritenendomi un razzista e un maschilista non ho nulla da rispondere a scemate del genere. Se mi ritiene così brutto si dimetta e faccia altro nella vita. Ci sono delle ong che lo aspettano».

Inoltre, lo stesso ministro Salvini ha detto che si augura che il governo andrà avanti altri quattro anni, ma se ogni giorno un sottosegretario del Movimento 5 Stelle fa queste uscite, l’obiettivo diventa più impegnativo.

La censura della conferenza stampa di Spadafora

Dunque, si può parlare apertamente di censura della conferenza stampa di Spadafora sulle misure da prendere nei confronti della violenza sulle donne. Una posizione certo infelice che si riflette su una battaglia, quella contro la violenza di genere, che non ha assolutamente bisogno di divisioni. Prima dell’intervento di Matteo Salvini, era stato il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo a parlare: «Non accettiamo offese gratuite o lezioni morali da nessuno: Spadafora rifletta sulle sue parole e ci porga delle scuse, o se preferisce le sue dimissioni». Insomma, è un passo in più verso questa misura colma.

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