Cosa ha fatto (finora) il governo Meloni per la digitalizzazione della Scuola

Tra il PNRR e le altre promesse che potrebbero vedere la luce alla fine dell'anno

17/05/2023 di Redazione Giornalettismo

Di atti concreti ne sono stati fatti pochi. Anzi, pochissimi. Ma nel corso dei quasi sette mesi del governo guidato da Giorgia Meloni, le dichiarazioni sono state moltissime. Oltre alle polemiche sollevate dal Ministro dell’Istruzione (oggi MIM, Ministero dell’Istruzione e del Merito) Giuseppe Valditara sugli smartphone in classe e sugli atti di bullismo, la situazione della digitalizzazione della Scuola sembra essere ferma al palo. A quel palo chiamato missioni del PNRR. Al netto degli annunci per il futuro futuribile, infatti, in questo metà anno abbondante passato dal giuramento al Quirinale e dal voto di fiducia all’esecutivo, per quel che riguarda l’evoluzione digitale dell’istruzione non sembra essersi mossa una foglia.

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I soldi sono stati stanziati dall’Europa, e non solo tramite il Next Generation EU. Ancor prima della pandemia, come abbiamo spiegato in uno nostro approfondimento sul problema della connettività nelle scuole italiane, da anni l’Italia riceve fondi per finanziare questo slancio verso il digitale nelle scuole. Il piano Scuola 4.0 che fa parte del PNRR, dunque, è solamente la cartina di tornasole di una situazione che va oltre il digitale. Perché, in attesa di un’evoluzione che sembra non arrivare, c’è da tenere in considerazione anche molti altri aspetti (come il fatto che alcuni plessi scolastici siano vecchi e fatiscenti, e non solo per gli arredamenti).

Digitalizzazione Scuola, cosa ha fatto il governo Meloni

Ovviamente, quasi sette mesi sono un lasso di tempo veramente breve per poter pensare di procedere a vele spiegate. Ma, vista la situazione, sarebbe opportuno non limitarsi a dichiarazioni spot e agire concretamente per accelerare. Soprattutto sull’utilizzo di quei fondi che lo stesso Ministro Valditara continua a citare nel corso dei suoi interventi pubblici. Il mese scorso, durante la sua partecipazione a un evento organizzato da “Gilda degli insegnanti“, il capo del MIM ha spiegato:

«Per il tema della formazione sono stati stanziati 1 miliardo e 200 milioni di euro, 600 milioni sulle Stem, 150 milioni sull’educazione al linguaggio, 450 milioni sulla transizione digitale, quindi sulla formazione destinata agli insegnanti. Abbiamo 2 miliardi e 100 milioni di euro dal Pnrr, e ho già detto che la pianificazione di tutti gli interventi avrebbe dovuto essere più oculata, più accorta. Da questa cifra abbiamo infatti dovuto ricavare delle risorse banalmente per gli arredi scolastici, su cui il Pnrr non ci consentiva di intervenire. Il mio sogno è che questi 2 miliardi e 100 milioni di euro vengano utilizzati per la scuola dell’avvenire, una scuola che metta in relazione con il mondo». 

Dunque, i soldi ci sono. Ma sembrano essere fermi al palo. La digitalizzazione Scuola italiana sembra essere un percorso irto di ostacoli, anche se non se ne capiscono le motivazioni.

I due decreti firmati

Proprio nel mese di aprile, il Ministro Valditara ha annunciato la firma di due decreti. Il primo, quello citato anche durante l’evento organizzato da “Gilda degli insegnanti”, è quello da 600 milioni di euro destinati alle competenze Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), digitali e innovative. Il secondo, sempre di 600 milioni di euro, sarà suddiviso tra l’educazione al linguaggio (tra cui il multilinguismo) e la transizione digitale (coinvolgendo anche la formazione dei docenti). Rispettivamente, al primo punto sono stati destinati 150 milioni, al secondo i restanti 450 milioni di euro. A tutto ciò si aggiunge quella piattaforma unica per accedere alle informazioni sulla scuola che dovrebbe entrare in vigore entro la fine dell’anno. Ecco i punti, relativi alla digitalizzazione, che dovrebbero concretizzarsi nei prossimi mesi:

  • da fine 2023 sarà attiva un’unica piattaforma online, che consentirà a famiglie e studenti l’accesso agli strumenti e alle informazioni utili per la scelta della scuola (per esempio dove sono localizzati gli istituti, quali sono gli indirizzi disponibili, i programmi e i piani formativi), in modo da procedere direttamente all’iscrizione e successivamente ai pagamenti richiesti nel corso degli studi.
  • Semplificare la gestione degli acquisti, ridurre il contenzioso. Attraverso una nuova piattaforma per il sistema degli acquisti e la realizzazione di soluzioni digitali di classificazione delle sentenze e di standardizzazione di modelli istruttori, le scuole verranno sollevate da eccessi di burocrazia.

Non si parla, nel comunicato del MIM che parla di questo piano presentato al Consiglio dei Ministri, di connettività. Uno dei grandi problemi della Scuola italiana.

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