Chiusi 543 canali Telegram dove venivano diffusi illegalmente quotidiani e riviste

Sono state denunciate 8 persone

07/10/2022 di Giordana Battisti

In seguito a una denuncia dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, il Nucleo speciale “Tutela privacy e frodi tecnologiche” della Guardia di Finanza ha condotto un’indagine che ha portato alla chiusura di 545 canali Telegram, la piattaforma di messaggistica istantanea, attraverso i quali 430 mila utenti accedevano a contenuti come quotidiani, riviste e programmi tv in streaming senza sottoscrivere abbonamenti e quindi senza pagare alcuna somma. Il numero effettivo dei fruitori dei contenuti piratati è sicuramente più elevato di quello stimato dalla Guardia di Finanza perché un utente che scarica un documento da un canale Telegram può inoltrarlo ad altre persone che possono a loro volta fruire del contenuto piratato.

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Diffusione illegale di quotidiani: grave danno per l’editoria

Nelle chat di Telegram venivano diffusi ogni giorno infatti decine di quotidiani appartenenti a quasi tutti i gruppi editoriali italiani, tra cui il gruppo GEDI che pubblica i quotidiani La Repubblica e La Stampa. Dagli accertamenti della finanza è emersa l’esistenza di un «collaudato sistema di diffusione non autorizzata non solo di quotidiani e riviste ma anche di palinsesti televisivi, serie tv ed altri contenuti a pagamento distribuiti via internet dalle maggiori piattaforme di streaming». Otto persone sono state denunciate perché accusate di violazione della legge sul diritto d’autore. Gli autori del sistema di diffusione illegale si servivano di nomi di fantasia per evitare di essere identificati dalle forze dell’ordine. I diffusori dei materiali si assicuravano un guadagno attraverso i banner pubblicitari e la cosiddetta “affiliazione” o link affiliati, cioè l’inserimento nei canali Telegram di link a siti di commercio online che permettono a chi li diffonde di incassare una percentuale dalle vendite concluse dagli utenti.

L’importanza dell’indagine condotta dal Nucleo speciale “Tutela privacy e frodi tecnologiche” della Guardia di Finanza è una delle poche indagini di questo genere che ha portato non solo all’oscuramento dei canali ma anche a identificare e indagare i gestori dei canali Telegram.

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