Pirateria digitale in Italia in crescita, a trasgredire maggiormente sono studenti e professionisti

La pirateria digitale di libri e giornali nel nostro paese causa un danno enorme sia in termini economici che, conseguentemente, in perdita di posti di lavoro

30/03/2022 di Ilaria Roncone

La pirateria libri e giornali in Italia è un problema di ampia portata, è cosa nota. A rendere ancora più evidente le conseguenze del fenomeno in termini di perdite monetarie e di posti di lavoro è l’ultimo rapporto Ipsos, che chiarisce anche chi sono i maggiori trasgressori. Partiamo dal dato sulla pirateria digitale di libri e giornali nel nostro paese: si registra una crescita del 5% sul 2019 con oltre la metà dei professionisti che la pratica e ben l’81% degli studenti universitari.

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Pirateria libri e giornali in Italia, un fenomeno allarmante da più punti di vista

I dati parlano chiaro: nell’anno appena trascorso si contano 322.000 azioni di pirateria al giorno con danni quantificabili – secondo le stime della Federazione degli editori dei giornali – per 771 milioni di euro in ambito libri e 250 milioni in ambito quotidiani. A spiegare cosa significa in termini di posti di lavoro ci ha pensato il presidente dell’Aie durante la presentazione del rapporto: un tale numero di libri piratati lede al fatturato dell’intero settore per il 31% e sottrae, come conseguenza, Pil all’economia italiana per un totale di 1,88 miliardi. La conseguenza diretta è che la professionalità in questo settore viene umiliata e che si contano ben 13.100 posti di lavoro in meno, considerato che l’investimento nell’assunzione di nuovo personale diminuisce.

Identikit dei pirati digitali

Chi è che, maggiormente, fa fotocopie, scambia password di abbonamenti e mette in circolazione file digitali senza limitazioni? Come abbiamo già accennato, la maggior parte sono professionisti e studenti universitari. Persone che, secondo quanto afferma il presidente dell’Aie Ricardo Franco Levi, «nella grandissima maggioranza dei casi non possono accampare alibi economici o negare le conseguenze del loro comportamento», riporta l’edizione cartacea del Messaggero di oggi.

In riferimento ai posti di lavoro persi Giuseppe Moles, sottosegretario con delega all’editoria, ha affermato che «il lavoro va difeso. I prodotti  frutto dell’ingegno sono un valore e come tali vanno sostenuti». Si lavora per cercare una soluzione all’enorme problematica: «Bisognerebbe pensare a un’azione collettiva da affiancare
alla necessaria azione repressiva – suggerisce Moles – Dovremmo lavorare tutti insieme a una educazione digitale che porti a un utilizzo sano degli strumenti digitali».

Gli editori concordano rispetto al fatto che è necessario spingere i giovani a comprare prodotti editoriali varando incentivi per la domanda, così da dare vita a un circolo virtuoso. Risulta necessario anche premere l’acceleratore per quanto riguarda multe e chiusura di canali di diffusione illegale di testi in collaborazione con Agcom e Guardia di Finanza.

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