Sul web giornali diffusi in maniera illegale, chiusi dalla Guardia di Finanza 32 siti e canali social pirata

L'operazione della Guardia di Finanza comporterebbe sanzioni elevate (24mila euro) anche a chi ha partecipato alle chat «illegali»

25/03/2022 di Martina Maria Mancassola

La Finanza chiude siti pirata che permettevano a moltissimi utenti di accedere illecitamente a vari giornali e periodici online senza pagare alcun abbonamento. L’operazione del Nucleo speciale beni e servizi della Guardia di Finanza, per contrastare la pirateria editoriale sul web, ha individuato e sequestrato 32 canali e siti pirata, e così termina la lettura «a scrocco» di giornali e riviste per 500mila utenti.

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Finanza chiude siti pirata che diffondevano contenuti di riviste e periodici illegalmente

L’operazione dei finanzieri del Nucleo speciale beni e servizi, nominata «Black Screen», fa chiudere 32 tra canali, Telegram, Facebook, Instagram, Twitter, e siti web. L’inizio delle indagini risale a dicembre 2021 grazie alla collaborazione tra il reparto speciale delle fiamme gialle con Fieg – Federazione Italiana Editori Giornali -, che ha messo a disposizione i suoi professionisti per verificare, con l’aiuto delle case editrici delle testate coinvolte, i canali social e i siti internet sospetti secondo i finanzieri.

Al termine del procedimento di analisi dei contenuti illegali, veniva informata la Procura della Repubblica di Roma, che apriva un fascicolo e depositava al GIP richiesta di sequestro degli stessi. Il provvedimento dell’Autorità Giudiziaria veniva notificato agli autori del reato e, di conseguenza, comportava l’interruzione immediata dell’illecita diffusione di riviste e giornali che, secondo le stime, coinvolge più di 500.000 lettori «a scrocco». Purtroppo, la pirateria editoriale è un fenomeno particolarmente diffuso nel nostro paese – e anche nel resto del mondo -, e sottrae tante risorse alle case editrici e causa danni ingenti alla vendita di prodotti digitali che, avvenendo online, risulta sempre più compromessa dalle condotte illecite degli utenti. Già nel 2020, si annunciava la pericolosità del fenomeno: l’indagine di Ipsos per l’Associazione italiana editori (Aie) registrava che il 25% degli italiani avrebbe scaricato illegalmente, almeno una volta, un ebook o un audiolibro da circuiti online, mentre il 17% lo avrebbe ricevuto gratuitamente da amici o familiari, con una perdita per il mondo editoriale dell’epoca di 107 milioni in un anno.

Secondo chi ha condotto le indagini, «la pirateria editoriale sottrae risorse alle case editrici e danneggia la vendita di prodotti digitali, le cui modalità di diffusione consentono di raggiungere un numero elevato di utenti con costi estremamente limitati, senza contare che il rincaro delle materie prime degli ultimi tempi rende più onerosa la distribuzione con metodi tradizionali anche a causa dell’aumento dei costi per la stampa ed il trasporto di giornali e riviste». Oltre alla possibilità di ricevere sanzioni per l’accesso illegale a siti privati, i lettori in tal modo si espongono al pericolo di subire il furto dei propri dati personali mediante le tecniche di «pishing». Infatti, ai lettori spesse volte viene chiesto, in cambio della lettura gratuita dei contenuti delle riviste, di iscriversi ad alcuni canali che rimandano a link di dubbia provenienza, i quali reindirizzano gli stessi a proposte commerciali a basso prezzo o alla registrazione gratuita a servizi online. Il pericolo è che i criminali che architettano questo «scambio» potrebbero servirsi di questi link per sottrarre i dati personali e finanziari agli utenti o per attivare servizi a pagamento che l’utente non ha né richiesto né sottoscritto.

Il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, a proposito dell’operazione sopra descritta, ha dichiarato di essere molto soddisfatto dell’azione del Nucleo speciale Beni e servizi della Guardia di Finanza – comandata dal Generale Renzo Nisi -, e della Procura della Repubblica di Roma, e che «si tratta di un ulteriore importante risultato nella lotta alla pirateria digitale, fenomeno che ha visto un consistente incremento anche a causa dell’emergenza sanitaria ma che, grazie alla collaborazione da tempo in essere tra gli uffici della Fieg e il reparto speciale della Guardia di Finanza, può essere contrastato in maniera sempre più efficace e significativa».

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