Come sta andando l’hashtag #DiMaioOut su Twitter

Si tratta di una operazione non così capillare come potrebbe sembrare sui social network. L'analisi è stata condotta da Pietro Raffa

31/01/2022 di Redazione

Come al solito è Pietro Raffa a svelare la provenienza di alcune tendenze su Twitter. Il CEO di Mr & Associati ha provveduto a realizzare una piccola ricerca su un hashtag che, nella serata di ieri, stava montando in maniera molto vivace: #DiMaioOut. Una rivolta nei confronti del ministro degli Esteri, magari da una base del Movimento 5 Stelle insoddisfatta dal suo comportamento durante le trattative per l’elezione del presidente del Consiglio? Non proprio. Anzi, in base ai risultati evidenziati dall’analista dei social media, si tratta di un fenomeno abbastanza ricorsivo nel panorama dell’informazione politica italiana. Molto rumore per nulla.

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Di Maio Out, storia di un hashtag

L’analisi di Pietro Raffa è abbastanza impietosa: nonostante l’elevata presenza dell’hashtag nei tweet, in realtà gli autori di questi contenuti sono in tutto 289. Meno di 300 persone, dunque, che riescono comunque a spingere in alto – nelle tendenze italiane – un argomento di discussione, con la speranza che possa diventare virale anche in altri canali e attraverso altri utenti del social network che non facciano parte della base di partenza che ha lanciato l’hashtag. Sempre in base a quanto osservato da Pietro Raffa, inoltre, la maggior parte di queste persone ha twittato dall’estero, in modo particolare dagli Stati Uniti e dall’America Latina. Ma anche da altri paesi europei, al di là – ovviamente – di una buona base proveniente dall’Italia.

Insomma, a quanto pare, la lotta intestina al Movimento 5 Stelle – che ha vissuto momenti difficili nei giorni dell’elezione del presidente della Repubblica, soprattutto intorno al nome di Elisabetta Belloni – va avanti anche a colpi di bot. Un metodo non nuovo che, in passato, abbiamo osservato anche in altri contesti. Come dimenticare, del resto, quello che accadde nel febbraio del 2021, quando un’altra azione analoga (proveniente, tra l’altro, da un numero ancora più ridotto di account) contribuì a rinviare il voto sulla piattaforma Rousseau per l’ingresso in maggioranza del Movimento 5 Stelle nel governo Draghi. Anche in quel caso, Pietro Raffa ci spiegò cosa stava accadendo: insomma, al di là della reale portata dell’hashtag, quando succede una cosa del genere che coinvolga il Movimento 5 Stelle è sempre un segnale. Da leggere in ottica di real politik.

La presa di posizione dell’ala del Movimento vicina a Di Maio

Il fenomeno del tweet bombing non è passato inosservato nei palazzi della politica. Ed arriva una presa di posizione durissima da parte dei parlamentari che compongono l’ala dimaiana del Movimento 5 Stelle: «È la solita strategia dell’odio. Adesso sfruttano account fake per orientare gli utenti. Quella della macchina del fango contro Di Maio è una pratica già esistente, ci facciamo i conti da anni. Recentemente abbiamo visto cosa provocano questi fenomeni, che nelle loro degenerazioni estreme possono portare ad escalation di violenza e minacce».

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