Ma chi sono gli influencer secondo le linee guida dell’Agcom?

Le nuove linee guida dell'autorità, oltre a determinare ciò che gli influencer possono o non possono fare, sono utili anche a dare una definizione organica della categoria

17/01/2024 di Gianmichele Laino

Oltre a stabilire cosa devono fare, la delibera n. 7/24/CONS dell’Agcom – che contiene finalmente le linee guida rispetto alla categoria – determina anche chi sono gli influencer e quali sono i soggetti che, quindi, andranno a rispondere di queste prescrizioni. La definizione di influencer è delimitata da alcuni punti, contenuti all’articolo. L’Agcom, innanzitutto, riconosce che occorre fare una distinzione molto precisa tra coloro che esercitano l’attività a livello amatoriale e coloro che, invece, hanno le caratteristiche della professionalità. Il discrimine è il testo unico relativo ai contenuti e ai media audiovisivi: chi rientra in questo ambito di applicazione può essere definito influencer. Ma c’è di più.

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Definizione di influencer secondo le linee guida dell’Agcom

Gli influencer, dunque, producono contenuti audiovisivi con scopi commerciali. Tuttavia, gli influencer a cui si applicano le linee guida dell’Agcom devono avere le seguenti caratteristiche: avere un milione di followers, con il numero che viene determinato dalla somma degli iscritti sulle piattaforme e dei social media su cui operano (dunque, l’audience aggregata tra Instagram, TikTok, Facebook, eccetera. Anche se su questo punto – come vedremo in un altro articolo del monografico di Giornalettismo di oggi – non c’è una definizione univoca rispetto ai social network che concorrono a formare questa audience); avere pubblicato nell’anno precedente almeno 24 contenuti audiovisivi con finalità commerciali, così come sono stati definiti dalle linee guida dell’Agcom; aver superato, almeno su una piattaforma o social media, un valore di engagement rate medio negli ultimi 6 mesi pari o superiore al 2%.

Le linee guida dell’Agcom danno anche un’altra definizione parallela di influencer: fanno rientrare in questa categoria anche quelle persone che svolgono le attività tipiche della categoria (quindi produzione di materiale audiovisivo con finalità promozionale) in maniera continuativa ma che non riescono a raggiungere né la soglia del milione di followers complessivo tra tutte le piattaforme social, né l’engagement rate medio pari o superiore al 2% di cui si parlava in precedenza. Pur riconoscendo a questi ultimi lo status di influencer, l’Agcom non ritiene proporzionale che questi ultimi debbano seguire le linee guida stabilite per la categoria. Di fatto, si configurano due categorie: influencer che hanno il diritto di definirsi tali e che hanno i doveri che da ciò conseguono; influencer che hanno il diritto di definirsi tali ma che non hanno i doveri che emergono dalla delibera dell’Agcom.

Su questo aspetto, in particolare, ci sono state molte discussioni nelle fasi preliminari rispetto alla redazione delle linee guida. Non c’è stata unanimità tra i soggetti intervenuti rispetto alla definizione che è stata proposta: CRTV, LYCENSINC, ASSOINFLUENCER, GOOGLE, ma anche IAB, OBE, CODACONS, OPENINFLUENCE, hanno proposto, a vario titolo, di ampliare il campo di applicazione del termine influencer. È stato fatto notare, ad esempio, che il mercato ha evidenziato diversi ruoli che, con le linee guida dell’Agcom, risulteranno essere tutti assimilati sotto la stessa definizione: quindi, influencer, content creator, celebrity, personaggi del mondo dello spettacolo o dello sport che svolgono attività anche sui social network, personalità giuridiche che comunque hanno un grande numero di followers. Insomma, per molti dei soggetti intervenuti nel dibattito sarebbe stato opportuno ampliare la definizione, visto anche lo scopo delle linee guida, che è quello di sensibilizzare gli addetti ai lavori rispetto a una diffusione dei messaggi più orizzontale, meno aggressiva, rispettosa delle regole che disciplinano i contenuti audiovisivi, anche a tutela di categorie svantaggiate come ad esempio quella dei minori. Così facendo, sembra che questa sensibilizzazione sia compito solo dei più grandi soggetti (che superano, appunto, un milione di followers), mentre tutti gli altri verrebbero esentati da questo compito.

L’Agcom, tuttavia, ha ritenuto che una frammentazione eccessiva rispetto alla definizione dell’influencer non possa essere utile alla delibera. Pensa che: «Invece di introdurre nuove definizioni rispetto a quelle recate dal Testo unico e dai regolamenti dell’Autorità in tema di comunicazioni commerciali, tutela dei minori e discorso d’odio, l’Autorità ritiene opportuno aderire ai suggerimenti dei partecipanti che hanno suggerito di limitarsi a chiarire la portata delle norme legislative e dei regolamentari esistenti, considerando la continua evoluzione dei servizi offerti e l’inutilità di ulteriori definizioni rispetto al Testo unico». Dunque, la definizione di influencer – codificata dall’autorità – è quella, piaccia o non piaccia. Con buona pace di tutti coloro i quali, pur non producendo contenuti commerciali, continuano ad avere un vasto seguito sui social network e con buona pace di tutti quelli che, pur avendo seguiti più modesti, producono grandi quantitativi di contenuti audiovisivi di natura commerciale.

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