Il vecchio trucco del primo commento su Facebook

Il caso del commento di Luigi De Magistris al post in cui Michele Santoro chiarisce ulteriormente le sue posizioni riprese (non troppo bene) dalla carta stampata

02/08/2022 di Gianmichele Laino

I trucchi della comunicazione politica, ai tempi dei social network. O meglio: i trucchi della comunicazione politica quando i social network erano qualcosa di molto diverso da quello che sono ora. Succede così che Luigi De Magistris, per cercare di intercettare un certo tipo di audience e un certo tipo di spazio, commenti un post di Michele Santoro, pubblicato sulla sua pagina da un milione di followers, per chiedere al giornalista di «mettere insieme persone credibili, non allineate al sistema, pacifisti, ambientalisti, chi lotta per i diritti e libertà civili, contro torsioni autoritarie, chi ha combattuto corruzione e mafie, chi vuole attuare la Costituzione, per il salario minimo e sanità pubblica, istruzione e ricerca pubblica, cultura e reddito per i più poveri».

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De Magistris commenta Santoro: non è un modo un po’ superato di fare politica sui social?

Un commento, dunque, a un post che – da solo – aveva ottenuto centinaia di interazioni, in cui il giornalista Michele Santoro si chiedeva, in maniera esplicita, chi stesse uccidendo la speranza, in cui analizzava lucidamente il terreno delle alleanze in campo nel centro-sinistra, in cui spiegava di aver messo a disposizione tutte le sue energie – senza per questo essere ridotto al ruolo di candidato indipendente di copertura -, non avendo ottenuto riscontri né da parte del Partito Democratico, né da parte del M5S di Giuseppe Conte, né tantomeno da chi – a sinistra – sta attendendo ancora se entrare o meno nel campo largo.

Quando si parlerà un po’ più di temi e si smetterà di commentare sui social network?

Il fatto di intervenire in una disamina così profonda, da parte dell’ex sindaco di Napoli, cercando di trascinarsi dietro parte del consenso che un post di Michele Santoro aveva portato con sé, rappresenta un modo di fare politica un po’ vetusto, mascherato semplicemente dal mezzo relativamente nuovo (ammesso che un commento su Facebook, effettivamente, lo sia).

Il risultato? Non si costruiscono di certo così le alleanze. Anzi, manovre di questo genere, invasioni di campo – diciamo così – rischiano di sortire esattamente l’effetto contrario. Quando inizieremo a parlare un po’ più di temi e a commentare un po’ meno sui social?

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