Dagospia definisce Diletta Leotta la «reggimicrofono di Dazn»
Ancora una pessima scelta (per usare un eufemismo) da parte del sito di D'Agostino
26/01/2021 di Enzo Boldi
Ci risiamo, ancora una volta. Un personaggio pubblico (ma anche non Vip) può piacere o non piacere. Può essere sostenuto, criticato (anche ferocemente) qualora si rendesse protagonista di un qualcosa di sbagliato. Il tutto, però, deve rimanere nei canoni di un linguaggio consono. E questo vale per tutti: utenti social e professionisti del mondo dell’informazione. Ma lo è ancora di più per le testate giornalistiche (cioè quelle registrate presso un tribunale). Invece continuiamo ad assistere a pietosi titolismi che hanno un unico obiettivo: screditare questo o quel personaggio. E questo è accaduto (ancora una volta) oggi con Dagospia contro Diletta Leotta.
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Le modalità sono le classiche utilizzate dal sito di Roberto D’Agostino: si prende (citandolo, giustamente) un articolo da qualche altra testata (in questo caso dalla rivista Chi di Alberto Signorini), ci si appiccica un titolo creato ad arte dalla redazione di Dagospia, si aggiunge una smodata quantità di fotografie (più sono succinte, meglio è) e si preme il tasto pubblica (e si condividono sui social). Ed è accaduto anche oggi in un articolo in cui si parla di Diletta Leotta e del suo nuovo incontro con l’attore turco Can Yaman.
ALLA LEOTTA PIACCIONO LE COSE TURCHE! – LA REGGIMICROFONO DI ‘DAZN’ NON SI SCOLLA PIÙ DALL’ATTORE… https://t.co/d6O1jCutco pic.twitter.com/D049CFtVuj
— Dagospia (@_DAGOSPIA_) January 26, 2021
Dagospia contro Diletta Leotta, definita la «reggimicrofono di Dazn»
Non ci interessa – almeno non in questo caso – la notizia rilanciata da Dagospia. E neanche le foto scelte (fanno parte, quelle non esclusiva di Chi, dell’album fotografico condiviso dalla conduttrice siciliana sul suo seguitissimo profilo Instagram). Ma ci concentriamo sulla definizione: «Reggimicrofono di Dazn».
Parole aberranti, pubblicate su quella che è una testata registrata presso il Tribunale di Roma. Quindi un giornale (online) a tutti gli effetti e che, dunque, dovrebbe seguire (anche se si dovrebbe fare anche sui classici blog) tutte le regole della deontologia giornalistica. E invece, quando si pensava di aver toccato il fondo nelle scorse settimane, qui si è iniziato a scavare.