Cos’è la cryptoarte ovvero come fare poesia performativa anche grazie all’intelligenza artificiale

Abbiamo parlato con Giuliano Logos, campione del mondo di poesia performativa e orale, di cosa sia la cryptoarte performativa e di cosa significa unire l'AI e l'arte

17/05/2021 di Ilaria Roncone

Dopo la finale della XV edizione della Coppa del Mondo di Poetry Slam abbiamo il primo artista italiano ad accaparrarsi il titolo di campione del mondo di poesia performativa e orale. Giuliano Logos ha partecipato alla gara – che si è tenuta in parte dal vivo e in parte in streaming – portando a casa il riconoscimento massimo e facendo conoscere al mondo non solo la sua arte ma anche un progetto innovativo che guarda al futuro e che offre una serie di spunti molto interessanti. Sviluppato con il collettivo romano di artisti WOW – Incendi Spontanei e con l’ingegnere Antonio Coratelli, “P++” è un lavoro di cryptoarte performativa che unisce tre elementi che – almeno finora – non hanno avuto molto a che vedere tra di loro: poesia performativa, intelligenza artificiale e NFT.

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Cos’è la cryptoarte perfomativa

Partendo dal presupposto che «quando si parla di arte performativa viene in mente la Abramovic», Giuliano Logo ci ha spiegato che «con il collettivo di cui faccio parte, WOW – Incendi Spontanei, cerchiamo di spingere nella direzione del riconoscimento della poesia performativa all’interno del contesto dell’arte performativa e dell’arte contemporanea in generale. Puntiamo all’ibridazione con le forme di arte contemporanea e, in particolare, “P++” è un progetto che sto sviluppando con un l’ingegner Antonio Coratelli».

«Abbiamo costruito un’intelligenza artificiale e le abbiamo dato in pasto tutti i testi che ho scritto negli ultimi otto anni. Man mano questa intelligenza sta imparando non solo a parlare e a scrivere ma anche a scrivere in poesia. Partendo dalle strutture dei miei testi cresce e migliore con il tempo. Lo spettatore si trova a generare un mio testo partendo da un click e l’aspetto crypto del progetto è dato dal fatto che dai singoli testi o dal video della performance che io eseguo sulla base dei testi generati se ne tra un NFT, ovvero un token basato sulla blockchain».

In che cosa consiste un’esibizione di cryptoarte perfomativa

Nel caso specifico, ci ha spiegato l’artista, «Lo spettatore, cliccando, può generare una poesia creata dall’Intelligenza Artificiale sul momento – un po’ il calco digitale dell’ispirazione dell’artista -. Una volta tirato fuori il testo, considerato che stiamo parlando di un’opera di arte performativa, all’interno dell’esibizione io sono lì presente a recitare il testo. La mia esibizione fornisce al testo generato una sfumatura ulteriore, per cui si unisce l’arte performativa a quello che è il risultato di questa operazione, che è un’operazione di AI Art, ovvero arte che coinvolge l’intelligenza artificiale».

«Fondamentalmente vengono mostrati una serie di passaggi dell’evoluzione dell’intelligenza, quindi accanto al polo dove lo spettatore può avvicinarsi e generare le poesia vengono mostrati una serie di risultati che l’intelligenza ha prodotto durante il periodo in cui stava crescendo quindi si crea una versione digitale di quella che potrebbe essere l’evoluzione dei testi scritti da un autore nel tempo, solo che questa cosa è molto più breve perché abbiamo iniziato ad allenarla all’inizio dell’anno».

Le sfide e gli obiettivi raggiunti finora

«La questione delicata è riuscire a trovare l’equilibrio tra il creare qualcosa che sia molto vicino alla realtà ma che, contemporaneamente, sia molto indipendente dai testi che sono stati forniti. Tutto questo si ottiene aggiungendo una stratificazione di regole». A livello tecnico, volendo entrare nel merito, questo vuol dire che L’AI «prende i termini da questi ambiti basandosi sui meta tag che ha ogni singola parola, ricorda quelle che sono le  strutture grammaticali e utilizza queste strutture metriche. Una volta che ogni parola riceve un meta tag che descrive la sua lunghezza in termini sillabici l’intelligenza è molto in grado di creare delle strutture che siano ritmiche e sappiano rispettare la metrica»

Le poesie prodotte in questo momento hanno già «un sufficiente grado di naturalezza, magari alcuni passaggi sono ancora non perfettamente lineari ma è già di impatto il risultato. Questa è una versione beta che va perfezionata e, sulla base delle risorse che riusciremo a ottenere, potremo aggiungere sempre più attività di limatura che permetteranno, nel minor tempo possibile, di ottenere un risultato di grande qualità»

L’intelligenza artificiale è in grado di sostituire l’arte?

Il progetto va nella direzione di affidare all’AI un ruolo sempre più centrale e viene naturale chiedersi a che punto siamo in questo senso. La risposta alla domanda, però, è no. Giuliano chiarisce che «l’intelligenza che riusciremo a produrre sarà sempre più simile all’intelligenza artificiale in senso più ampio, quindi non semplicemente un’intelligenza basata su un algoritmo ma che si avvicini molto alla consapevolezza umana. Nonostante questo non penso che siamo neanche lontanamente vicini alla possibilità che una macchina possa essere considerata cosciente. Penso che la coscienza sia un elemento fondamentale per poter produrre un’arte sentita. Magari potremmo trovare l’algoritmo giusto per riuscire ad emozionare ma per creare una macchina che sia anche capace di performare al posto dell’artista serve di più, l’aspetto vocale è molto più complesso».

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