Il grande caos: perché è quasi impossibile votare il 13 ottobre (ma Salvini farà di tutto)

La giornata di oggi è stata al limite del surreale. L’8 agosto nessuno se lo aspettava. Il presidente Giuseppe Conte aveva fissato una conferenza stampa di saluto con i giornalisti prima della pausa estiva. Invece è stato a un passo dal dover gestire una grave crisi di governo. Questa mattina, il presidente del Consiglio è salito al Quirinale. Ecco le prime voci di dimissioni. Ma in realtà si è trattato di un incontro interlocutorio, decisivo soltanto per chiarire quali sono al momento le carte in tavola.

Crisi di governo, la gestione della giornata dell’8 agosto

Dopo un’ora, Conte è tornato a Palazzo Chigi. Ha pranzato. Poi ha subito incontrato i due vicepremier che, nel frattempo, si colpivano a vicenda attraverso fughe di notizie e presunte «note di partito». Dalla Lega facevano sapere che non era più possibile andare avanti con questa maggioranza, che le divergenze nei fatti erano troppo consistenti e che l’unica alternativa all’esecutivo giallo-verde era un rapido ritorno alle urne.

Il Movimento 5 Stelle, invece, guardava al futuro. Come se non si stesse accorgendo di quello che gli accadeva tutto intorno. Danilo Toninelli e Laura Castelli dicevano che il lavoro da fare è ancora molto e che far cadere questo governo significherebbe tradire il mandato che gli italiani hanno affidato a questa classe politica. Due visioni contrastanti.

Alla fine, è una nota ufficiale di Matteo Salvini che chiarisce subito: «Non abbiamo mai chiesto le dimissioni di Giuseppe Conte e non condividiamo ipotesi di rimpasto. Tutte le notizie fino a questo momento uscite non coincidono con la nostra volontà. D’ora in poi, parliamo solo attraverso note e fonti ufficiali». L’incontro tra Salvini, Conte e Luigi Di Maio termina nel pomeriggio inoltrato. Ognuno prende la sua strada: Giuseppe Conte verso un incontro privato, Matteo Salvini verso Pescara, dove questa sera interverrà in una tappa del suo Beach Tour. Di Maio, invece, torna a consultarsi con i suoi.

Crisi di governo, l’ipotesi del voto il 13 ottobre: quando si vota?

Ma quando si vota? Nella confusione generale di oggi, è circolata anche una data possibile per le elezioni. Quella del 13 ottobre prossimo. Un orizzonte che, tuttavia, sembra essere abbastanza inverosimile visti i tempi tecnici. Ricordiamo che le due Camere sono in pausa estiva: bisognerebbe riconvocarle a tempo di record per gestire una crisi di governo anomala. Ed è proprio quello che vorrebbe fare Matteo Salvini.

Anomala perché la maggioranza in Parlamento c’è. Lega e Movimento 5 Stelle sono ancora le due forze che, numericamente, hanno più voti di tutti. Le motivazioni per questa crisi sarebbero del tutto esterne e non imputabili a logiche parlamentari. Per questo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella farà di tutto per ricomporre le due forze ed evitare il ritorno alle urne, nel pieno rispetto del suo ruolo da arbitro.

Per fare ciò, eventualmente, sarebbero necessarie numerose consultazioni (vi ricordate le ultime come sono state lunghe?). Risolvere la crisi nel giro di pochi giorni non sembra un’impresa semplice. Si sarebbero già dovute convocare le Camere, ad esempio (Roberto Fico è salito al Colle proprio per dare notizia delle tempistiche che ci vorrebbero per un’operazione del genere). Dal momento in cui il presidente della Repubblica dovesse sciogliere le Camere, poi, sono necessari 60 giorni per tornare alle urne (il tempo si è dilatato negli ultimi anni, per permettere il regolare svolgimento delle operazioni di voto per gli italiani all’estero). Per questo, con uno scioglimento il 13 agosto, la prima data utile per il voto sarebbe il 13 ottobre.

Ma, ahinoi, anche questa ipotesi presenta delle difficoltà. Il voto in autunno significherebbe andare in esercizio provvisorio per quanto riguarda la legge di bilancio. Questa andrebbe presentata alle camere entro il 20 ottobre e, in una situazione del genere, non sarebbe affatto possibile né scriverla, né approvarla. L’esercizio provvisorio sarebbe rischiosissimo per l’Italia, perché potrebbe provocare dei malumori a Bruxelles e potrebbe far scattare le clausole di salvaguardia che comporterebbero, tra le altre cose, l’aumento dell’Iva.

Mattarella ha sempre negato questa prospettiva. Più probabile, dunque, il voto nei primi tre mesi del 2020. Questa crisi – un po’ come il caldo estivo – deve passare. O devono farsela passare.

FOTO: ANSA / ALANEWS

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