Salvini vuole ritirare i ministri come fece l’Udc nel 2005

I rimpasti di governo saranno «cose da prima repubblica» – come la Lega sta affermando in queste ultime ore -, ma anche il ritiro dei ministri proposto dal Carroccio non scherza. Riporta la politica italiana esattamente a 14 anni fa. Ovvero al governo Berlusconi II. Matteo Salvini, in questi minuti, sta facendo sapere attraverso i suoi organi di comunicazione che non ha senso andare avanti in questo modo, con i no e con i litigi e che, a questo punto, l’unica soluzione sono le nuove elezioni.

Cos’è il ritiro dei ministri

Per questo motivo si aspetta un passo indietro del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e se quest’ultima azione non arriverà, la Lega procederà a ritirare i propri ministri. Ma cosa significa ritirare i ministri? Questa operazione è prevista nel nostro apparato istituzionale?

Ritirare i ministri è un modo alternativo per dire che i titolari dei dicasteri che appartengono allo stesso colore politico si dimettono contemporaneamente. Cerchiamo un precedente nella nostra storia repubblicana e lo troviamo proprio nel 2005, quando il blocco dei ministri, viceministri e sottosegretari dell’Udc si ritirò su indicazione del segretario del partito Marco Follini.

Cosa era successo con il ritiro dei ministri dell’Udc nel 2005

In quel caso non erano state le divergenze a compromettere la tenuta del governo, ma semplicemente il risultato – negativo per il centrodestra – delle elezioni regionali del 2005. Follini aveva chiesto a Berlusconi un cambio di passo che, tuttavia, non arrivò. In quella circostanza, i ministri si ritirarono e dopo qualche giorno il Cavaliere salì al Colle per presentare le dimissioni e rimettere il mandato. Qualche giorno dopo, sempre lo stesso Berlusconi, varò il suo terzo governo della legislatura, dalla durata di un anno, il tempo necessario per arrivare alla scadenza naturale del mandato e per andare a nuove elezioni (quelle vinte dalla coalizione di Romano Prodi).

Il vicepremier Marco Follini, e i ministri Giovanardi, Buttiglione e Baccini lasciarono il governo di Berlusconi, ma assicurarono il voto di fiducia nella formazione del nuovo esecutivo. Uno scenario che non si ripeterà, pare, in questo momento storico. La Lega non darà vita a un ulteriore governo diverso da questo. E la parola «ritiro» sostituirà, nei titoli dei giornali e nell’immaginario collettivo, quella meno lusinghiera di «dimissioni».

(FOTO da archivio Ansa)

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