La posizione della Banca d’Italia sulle criptovalute

Le parole del governatore Ignazio Visco e la distinzione che può far incappare in rischi per gli utenti-clienti e per tutto il sistema

31/05/2022 di Enzo Boldi

Il mercato delle criptovalute – a livello globale – si arricchisce, ogni giorno di più, di nuovi attori protagonisti. Offerte a prezzi irrisori, con promesse di grandi guadagni immediati o nel giro di pochissime settimane. Alcune sono sostenute da aziende stabili, in grado di sostenere e sopperire alle inevitabili fluttuazioni di queste monete virtuali che hanno un valore intrinseco condizionato alla loro stessa volatilità. Ci sono Paesi nel mondo che hanno deciso di “convertirsi” al mercato dei coin digitali, mentre ce ne sono altri che sono ancora dubbiosi sull’efficacia e la sicurezza di questi tipi di investimenti (perché di questo si tratta). Ed è proprio quest’ultima la posizione ufficiale della Banca d’Italia su questo tema di strettissima attualità e del futuro futuribile.

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Nel corso della relazione annuale a Palazzo Koch, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha affrontato il tema degli investimenti (ovviamente riferendosi al privato) e dell’acquisizione di criptovalute, sottolineando come il mercato sia ancora ricco di insidie proprio per la natura stessa del coin virtuale. E lo fa indicando una distinzione tra realtà conclamate e altre di dubbia natura: «Ci sono quelle emesse a fronte di attività reali o finanziarie se regolamentate possono mantenere valore stabile nel tempo e che, se adeguatamente regolamentate ed emesse da soggetti ben identificati, possono mantenere un valore relativamente stabile nel tempo e fornire servizi all’economia».

Criptovalute, la posizione ufficiale della Banca d’Italia

Non vi è, dunque, una chiusura totale da parte di Banca d’Italia al capitolo delle criptovalute. Ma questo è solamente il contesto che rappresenta l’attualità di un mondo ancora utopico. Perché, come spesso è capitato di denunciare, esistono anche truffe che si nascono proprio dall’immenso e non ancora controllato mercato delle criptovalute a livello mondiale. Atteggiamenti, truffe e comportamenti che minano anche la credibilità di aziende serie e che hanno svolto un lavoro efficace per realizzare prodotti più sicuri per i clienti: «Ci sono, poi, quelle prive di tale supporto (ovvero non supportate da attività reali o finanziarie, ndr) tra cui le cosiddette stablecoins che prive di un valore intrinseco, connotate da un’elevata volatilità e, di conseguenza, esposte a significativi rischi di vendite improvvise. Esse vengono per lo più utilizzate con finalità speculative». L’offerta, dunque, è ancora troppo variopinta. E non in termini di concorrenza (che potrebbe fare solo del bene al mercato), ma in quelli di mera speculazione.

(Foto IPP/Felice De Martino)

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