Cosa vuol dire boomer e perché se ne sente parlare così tanto solo adesso? I boomer non ci sono sempre stati?

Negli ultimi anni una parola, più di tutte le altre, è entrata a gamba tesa nel lessico medio degli italiani: boomer. Chi non l'ha mai usata almeno una volta? Ma sappiamo tutti da dove trae origine il termine e qual è il suo significato?

30/06/2022 di Giorgia Giangrande

In questo articolo analizzeremo il significato della parola boomer, usata (o meglio, abusata) moltissimo negli ultimi due anni. Siamo sicuri di sapere, però, cosa voglia dire realmente boomer? Analizzeremo insieme l’origine storica, i contesti d’uso attuali e perché questa parola ci piace così tanto da essere tra le più cercate nei motori di ricerca negli ultimi tempi, la più memata nei vari social network e la più semplice a cui si pensa per definire un atteggiamento, un modo di fare o di essere riconducibile al campo semantico del boomer.

Anzitutto, partiamo dal presupposto che non vogliamo prenderci il merito di aver analizzato per primi il fenomeno e le evoluzioni del termine boomer. Lo scorso anno, ci aveva già pensato l’Accademia della Crusca, una delle più prestigiose istituzioni linguistiche d’Italia e del mondo. Nella pagina dedicata, un banner avvisa che la scheda «non promuove né ufficializza l’uso della parola trattata, ma intende fornire strumenti di comprensione e approfondimento».

Fatta questa premessa – dato alla Crusca quel che è della Crusca – siamo pronti per analizzare insieme il significato, non tanto per incitarne o frenarne l’utilizzo, quanto per avere cognizione del reale significato del termine. Oppure, per avere un asso nella manica da tirar fuori quando – nel bel mezzo di una chiacchiera da ombrellone – qualcuno esordirà con «Ma tu lo sai cosa vuol dire – realmente – boomer?»

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Boomer: cosa significa storicamente

Non possiamo sapere quanti anni fa hai terminato i tuoi studi scolastici, però sappiamo con certezza che, nel corso degli anni di scuola superiore, c’è stato un momento in cui – per quell’interrogazione di storia – hai dovuto studiare il periodo del baby boom. Ti ricorda qualcosa? Bene, il termine boomer viene proprio da lì. Ripercorriamo brevemente insieme il contesto storico.

Il nesso baby boom si riferisce all’aumento demografico che si verificò in Nordamerica e in Europa Occidentale dopo la fine della seconda guerra mondiale che, per quanto riguarda l’Italia, terminò il 25 aprile del 1945 (con la liberazione dal dominio nazifascista). Va da sé che una tale riacquisizione delle proprie libertà ha determinato una felicità nuova nella popolazione di quel periodo e – di conseguenza – un incremento delle nascite. Bene, i nati durante questo periodo sono detti baby boomers (o semplicemente boomers). Il periodo in questione si estende dal 1945 fino al 1955-60 o anche fino alla metà degli anni ’70, a seconda delle fonti, e può variare da paese a paese. In Italia il fenomeno si registrò con un certo ritardo e le generazioni più numerose furono quelle degli anni 1963, 1964 e 1965. L’incremento delle nascite, anzi, il boom delle nascite, si verificò in concomitanza anche con il boom economico.

La parola boomer è nata negli Stati Uniti successivamente al periodo del boom economico, come riduzione informale del sostantivo baby boomer ed è stata attestata per la prima volta in italiano in una poesia della fine degli anni Sessanta di Nanni Balestrini, uno dei maggiori esponenti della neoavanguardia, che nelle sue opere ricorre spesso alla tecnica del collage e a prestiti da altre lingue. Nella poesia in questione, contenuta all’interno della raccolta Ma noi facciamone un’altra. Poesie 1964-1968, Balestrini impiega il termine boomer come prestito integrale dall’inglese, in dei versi che fanno riferimento alla realtà americana. Da quel momento, continua poi a diffondersi nella nostra lingua anche tra la metà degli anni Novanta e i primi anni Duemila. Ma fin qui, l’utilizzo è associato al suo significato «storico».

Cosa vuol dire boomer oggi

Oggi il termine boomer è entrato a far parte della lingua corrente e, soprattutto, del gergo comune dei giovani, soprattutto della Generazione Z, che lo utilizza in riferimento ai più anziani, non necessariamente a coloro che storicamente sono i boomers, cioè coloro che oggi hanno tra i cinquanta e i sessant’anni. Sotto l’appellativo di boomer rientra – per la Gen Z – chiunque utilizzi, per esempio, un’espressione, ma anche un emoji, ritenuta anacronistica. Più in generale, viene usato per indicare in senso ironico e spesso spregiativo non solo gli appartenenti alla generazione del baby boom, ma più in generale qualsiasi persona più anziana che dimostri atteggiamenti e modi di pensare ormai superati.

Oggi è boomer chi non sta al passo con i tempi, chi non sa cosa sia parlare in corsivo, per dirne una. Chi non sa cosa sia un trend, per dirne un’altra.

Ma come ci siamo arrivati a quest’accezione tanto abusata? C’è stato almeno un passaggio intermedio?  Senz’altro. La popolarità di questo concetto negli ultimi due-tre anni risale alla fine del 2019, dopo che su TikTok era stato pubblicato un video di un uomo che diceva: «I millennials e la generazione Z hanno la sindrome di Peter Pan, non vogliono mai crescere». Un filmato preso d’assalto proprio dai giovanissimi che hanno iniziato a commentare con «Ok Boomer», formula che oggi è diventata una sorta di risposta-reazione alle paternali antipatiche e distanti che i membri della Generazione Z (cioè nati tra la fine degli anni ‘90 e la fine dei ‘00) devono sorbirsi dai baby boomer.

Perché si parla di boomer soltanto adesso?

In questo articolo abbiamo cercato di ripercorrere la risposta alla domanda «Cosa vuol dire boomer?» che qualcuno di voi si potrà sentir rivolgere in futuro da qualcuno, magari proprio da un boomer. Quella che però appare – e di fatto nella maggior parte dei casi è – una battuta di spirito, un modo di scherzare con qualcuno di anagraficamente distante da noi, in realtà rivela qualcosa di molto più profondo. Perché siamo arrivati soltanto in questi anni davanti al confronto generazionale davanti cui ci conduce l’uso del termine boomer? Non c’è sempre stata una differenza di età tale da far emergere delle differenze negli usi e nel linguaggio tra individui di età diversa? La spiegazione a questi interrogativi è da rintracciarsi nell’attualità di un presente digitale abitato da tutti, senza distinzione di età. Oggi siamo tutti coinquilini della rete.

E questo, fino a qualche anno fa, non era mica così scontato.

C’è stata una grande parentesi – nel corso dei primi anni 2000 – in cui i Millennials parlavano tutti la stessa lingua, ma era la sola loro lingua. Potevi esser nato nel 1988, nel 1992 o nel 1995, ma il tuo linguaggio era comune a quello di tutti i tuoi coetanei e passava per le coordinate di Msn, dei Blog, del verbo chattare, delle abbreviazione da interpretare xke si scriveva tt csì. Però si trattava di un microcosmo riservato a quella sola generazione, quella che aveva imparato a usare il pc nell’ora di tecnologia a scuola, che ha mosso i primi passi su Paint e che ha passato le giornate su Pinball Space Cadet.

Nessun boomer «storico» avrebbe abitato quegli spazi e parlato quella lingua in quegli anni; nessun boomer avrebbe compiuto lo sforzo di mostrarsi giovane. Adesso che i boomer, gli adulti, hanno imparato ad usare i dispositivi digitali, gli spazi che un tempo erano nicchia dei ragazzi, sono coabitati da persone di età diversa. E questa convivenza, inevitabilmente, determina l’emergere di due tendenze: chi fa propri quegli spazi perché anagraficamente in linea con le evoluzioni digitali e chi arranca nel tentativo di abbattere il gap generazionale, finendo molto spesso nell’inevitabile dirupo dell’ok boomer.

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