In India il Covid è un casino, ma Twitter censura i post critici contro la gestione della pandemia

Eppure, sul tema è tutto un fiorire di fake news che i social network responsabili dovrebbero arginare

25/04/2021 di Gianmichele Laino

Vi ricordate la clamorosa bufala sul coronavirus in India che circolava su WhatsApp? Era doppiamente dannosa: in primo luogo perché non era vero, come si affermava nel testo del messaggio, che il Paese stava eliminando il coronavirus anche senza fare ricorso ai vaccini. In secondo luogo perché si sottolineava come, in realtà, il file inviato attraverso WhatsApp altro non fosse che un virus (ma in realtà non hackerava affatto il telefono della persona che riceveva il messaggio in questione). In generale, sull’India c’è molta confusione. Si tratta, attualmente, del secondo Paese maggiormente colpito dal coronavirus a livello globale, mentre soltanto qualche settimana fa veniva presentato come una sorta di nuovo Eldorado, dove la curva dei contagi era calata senza far ricorso alle vaccinazioni. I casi totali sono 17 milioni, i morti quasi 200mila, c’è stata una clamorosa impennata nel mese di aprile. E alcuni esperti del posto ritengono che, in realtà, questi numeri siano la metà rispetto ai dati reali. Una vera e propria ecatombe. E Twitter che fa? Si prende il lusso di censurare chi è critico nei confronti della gestione della pandemia in questo Paese.

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Coronavirus in India e la censura di Twitter

Bisognerebbe misurare gli effetti di queste decisioni, soprattutto di fronte a persone che – dal Primato Nazionale, sino al Corriere della Sera, passando per Radio Radio – avevano affermato che in India era in corso un calo drastico dei contagi, senza vaccinazioni di massa. Invece, Twitter ha scelto di assecondare le richieste del governo indiano di bloccare e oscurare 52 tweet che contenevano messaggi critici nei confronti della gestione della pandemia da parte del governo centrale di Narendra Modi.

Messaggi pericolosi? Giudicate voi stessi. Uno dei tweet cancellati, infatti, recava queste indicazioni: «L’India non perdonerà mai il primo ministro Narendra Modi per aver sottovalutato la situazione del coronavirus nel paese e aver lasciato morire così tante persone a causa della sua cattiva gestione. In un momento in cui l’India sta attraversando una crisi sanitaria, il Primo Ministro ha scelto di esportare milioni di vaccini in altre nazioni».

Il blocco di questo e di altri tweet si giustifica attraverso una legge locale che limita la pubblicazione di materiale che il governo considera diffamatorio o che potrebbe incitare alla violenza. Twitter avrebbe dunque operato in ottemperanza a una richiesta del governo indiano. Un suo portavoce ha dichiarato al portale The Verge: «Quando riceviamo una richiesta legale valida, la esaminiamo in base alle regole di Twitter e alle leggi locali – si legge nella dichiarazione -. Se il contenuto viola le regole di Twitter, il contenuto verrà rimosso dal servizio». Una mancata cancellazione di questi tweet avrebbe potuto comportare, sempre in base alla legislazione indiana, sanzioni molto pesanti per i responsabili del social network nel Paese. Ora, Twitter sta valutando di poter rendere accessibili i contenuti al di fuori dell’India, ma nel Paese questi tweet saranno comunque oscurati. Un paradosso di una piattaforma che annuncia di voler combattere la disinformazione sul coronavirus e, così facendo, implicitamente la favorisce.

Foto IPP/imago/Hindustan Times

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