L’Australia multa X perché non chiarisce le sue pratiche di rimozione contenuti di abusi su minori

In seguito all'entrata in vigore dell'Online Safety Act, in Australia si chiede conto alle piattaforme delle loro pratiche per la risposta e la rimozione di contenuti di questo tipo. X, dal canto suo, si è dimostrato impreparato

20/10/2023 di Ilaria Roncone

Elon Musk e la sua X non stanno avendo problemi solo per la violazione del DSA ma anche per il non rispetto della legge australiana Online Safety Act del 2021. Per il mancato rispetto delle regole imposte sul suolo australiano, a Twitter è stata fatta una multa parti a 600 mila dollari australiani (pari a poco meno di 360 mila euro). Cosa è mancato da parte della piattaforma nella rimozione contenuti minori Twitter? La divulgazione rispetto a come avviene la rimozione tempestiva di materiale che ritrae abusi sessuali su minori. Alla società sono stati dati 28 giorni di tempo per pagare il denaro dovuto dopo la multa da parte della commissaria eSafety Inman Grant.

Elon Musk si è esposto, in passato, affermando che avrebbe garantito impegno nell’affrontare la rimozione di contenuti relativi ad abusi su minori. Rapporti interni a Twitter, però, evidenziano come il taglio dei posti di lavoro effettuato è andato a colpire proprio quei professionisti che avrebbero dovuto occuparsi di queste tematiche.

LEGGI ANCHE >>> Ha senso difendere a spada tratta Ferragni per il video in cui Leo sembra forzato a fare una foto?

Rimozione contenuti minori Twitter: non è chiaro come venga fatta

L’ufficio preposto all’emissione di questo tipo di richiami ha chiarito che l’azione è stata compiuta perché, nonostante le richieste, la piattaforma – di cui Musk, ricordiamolo, ha licenziato il team di moderazione poco dopo esserne diventato capo – non si è dimostrata in grado di ridurre il materiale illegale di tipo pedopornografico dopo l’arrivo della nuova direzione.

Oltre alla multa per X, sono stati emessi richiami formali anche per Discord, Google, Youtube, TikTok e Twitch per la stessa ragione. Questo potere è nelle mani di eSafety, organo indipendente che regola internet e punta a renderlo un posto più sicuro. A loro è stato dato il potere di obbligare le Big Tech a rendere conto rispetto alle modalità con cui combattono sfruttamento e abuso di minori (con conseguente diffusione di quel tipo di materiale attraverso i loro ecosistemi).

Le aziende hanno tutte ricevuto un richiamo ma le reazioni sono state diverse: se X, Discord e Google non hanno fatto abbastanza, Youtube, TikTok e Twitch stanno dimostrando concretezza nei provvedimenti andando a fermare i livestream pericolosi in tal senso e individuando i tentativi di adescamento di minori. In particolar modo, la commissaria Gran ha sottolineato come X non abbia risposto a molte delle domande sulla tematica lasciando il rapporto richiesto con «alcune sezioni completamente vuote», come raccontato da CNBC. In particolar modo, si sono dimostrati incapaci di rispondere anche a quanto tempo impieghino per rispondere e trattare a una segnalazione di abusi su minori.

Share this article