Per la Commissione Ue «non è più accettabile» che i social decidano da soli chi e cosa bloccare
Dopo il ban di Trump ha Facebook e Twitter il dado è tratto, non si torna più indietro: il potere di controllo sulla libertà di espressione dei social è sotto la lente di ingrandimento dell'Unione Europea
12/01/2021 di Ilaria Roncone
La chiusura dei profili social – privati e non legati al suo ruolo alla Casa Bianca – di Donald Trump sta avendo, com’era prevedibile, effetti massicci sulla questione regolamentazione social network. Già nei giorni scorsi, dopo che molti social – a partire da Facebook – hanno impedito a Trump di continuare a pubblicare, molti leader hanno espresso pareri contrastanti rispetto alla questione. Quanto afferma oggi la Commissione Ue ban Trump per voce di Prabhat Agarwal, funzionario che dirige l’unità eCommerce presso la DG Connect della Commissione Ue: «Non è più accettabile dal nostro punto di vista che le piattaforme prendano decisioni chiave in autonomia senza alcuna supervisione, senza alcuna responsabilità e senza alcun tipo di dialogo o trasparenza per il tipo di decisioni che stanno prendendo».
LEGGI ANCHE >>> Per Angela Merkel «non deve essere un management aziendale a limitare la libertà di espressione»
Commissione Ue ban Trump: non si può andare avanti così
L’espulsione di Trump da Facebook e Twitter ha aperto il quesito relativo all’enorme potere dei social di regolare la libertà di espressione e di parola delle persone. Dall’uso dei social fatto da Donald Trump, con costante incitazione all’odio e alla violenza, è derivato l’assalto a Capitol Hill con tutte le conseguenze ma l’Europa, nonostante condanni quanto successo, non concorda con la decisione presa in autonomia da Facebook e Twitter. Nella giornata di ieri Prabhat Agarwal – come riferisce EURACTIV – ha parlato di fronte ai legislatori dell’eccessivo potere dato alle piattaforme, che hanno il potere di limitare la libertà di espressione senza dover chiedere conto a nessuno.
Equilibrio tra rimozione contenuti e libertà di espressione sul web
Auspicando di trovare un equilibrio, i legislatori hanno chiesto all’UE leggi più severe sulla disinformazione visto quanto è successo a Capitol Hill. L’eurodeputata Kim van Sparrentak ha affermato che «per anni le piattaforme in questione hanno approfittato della diffusione su larga scala di disinformazione e odio, che ha portato all’attacco al Campidoglio» e che occorre «togliere il potere sulla nostra libertà di espressione dalle mani delle società private e rimetterlo nelle mani delle istituzioni democratiche».