Come funziona il paywall e quanto costa abbonarsi a un giornale

Le diverse tipologie adottata dagli editori di tutto il mondo (con focus sull'Italia) e i principali prezzi per gli abbonamenti

20/03/2023 di Redazione Giornalettismo

Si tratta di un sistema, una vera e propria barriera per i pagamenti. Questo, infatti, è il significato di paywall che – a partire dagli anni a cavallo tra il vecchio e il nuovo Millennio – è entrato a far parte della dialettica legata al mondo dell’informazione online. La prima testata a percorrere questa strada è stata il Wall Street Journal nel 1997 e poi, con il passare del tempo, sempre più editori o gruppi editoriali hanno deciso di aprire la “campagna abbonamenti” per accedere a tutti o parte dei contenuti informativi presenti sui diversi portali. Ma come funziona un paywall editoriale?

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Prima di una spiegazione pratica di cosa accade quando si prova ad accedere a un contenuto a pagamento (o a un portale la cui fruizione è condizionato alla sottoscrizione di un abbonamento, giornaliero, mensile o annuale), occorre spiegare che il paywall non viene utilizzato solamente dalle piccole, medie o grandi realtà editoriali. Spesso e volentieri, infatti, ci troviamo di fronte a una barriera per i pagamenti quando proviamo ad accedere a diversi contenuti di carattere accademico, pubblicati sulle piattaforme ad hoc. Dunque, si tratta di un sistema diffuso ad ampio spettro.

Come funziona paywall editoriale?

Questa piccola premessa è necessaria per spiegare come funziona paywall a livello editoriale, perché le aziende che forniscono questo servizio agli editori (le principali in Europa sono Blendle, Steady e CeleraOne) offrono diversi livelli di barriera. Proviamo a entrare nello specifico delle quattro opportunità:

  • Il modello a donazione (come quello de Il Post): contenuti a fruizione libera, ma si invita il lettore a sostenere un progetto editoriale attraverso una donazione economica (con cifra a scelta da parte dell’utente);
  • Metered paywall: l’utente ha a disposizione un numero limitato di articoli fruibili gratuitamente. Poi, superata quella soglia, per proseguire nella lettura occorrerà sottoscrivere un piano di abbonamento (come nel caso de Il Messaggero);
  • Soft (o freemium) paywall: l’editore seleziona alcuni contenuti da inserire all’interno di una categoria a cui è possibile accedere esclusivamente dopo aver sottoscritto un abbonamento. Tutti gli altri articoli (o video) sono consultabili gratuitamente dal lettore (come nel caso de La Repubblica);
  • Hard paywall: la barriera per il pagamento più restrittiva, quella che comprende qualsiasi contenuti pubblicato su un sito web (in Italia non ci sono esempi simili, mentre all’estero è più diffusa come nel caso del Financial Times).

Quattro sistemi differenti che offrono possibilità differenti all’editore che intende monetizzare con l’informazione attraverso la rete. E l’unico modo per farlo è utilizzare uno strumento per il paywall in grado di limitare l’accesso a quei testi o video a chi non ha sottoscritto un abbonamento o ha versato (quanto definito dalla stessa testata, al netto delle singole offerte) per fruire di quel contenuto (anche in forma singola).

I costi medi dei servizi in Italia

Quanto costa l’informazione online in Italia? Sempre più testate scelgono la formula paywall. Abbiamo fatto un giro tra quelle che contano più abbonamenti (ecco la panoramica della situazione italiana) e quelle che, di recente, hanno scelto di adottare questa formula.

Il Corriere della Sera, per esempio, offre un abbonamento al quotidiano versione digitale più il sito illimitato al costo di 10 euro al mese. C’è poi la Gazzetta dello Sport, che offre una serie di formule differenziate basate sul grado di accesso ai contenuti: dall’abbonamento a 2,99 euro al mese si arriva a quello a 7,99 euro al mese; per chi sceglie di pagare in un’unica soluzione dodici mesi i prezzi, mensilmente, di abbassano.

Passiamo a La Repubblica, che permette di abbonarsi a 1 euro al mese per tre mesi e – successivamente – a 5,99 al mese per tre mesi. Il Post propone due piani: 8 euro al mese o – in alternativa – 80 euro per un anno. Il Fatto Quotidiano è il giornale, tra quelli italiani, che presenta anche la possibilità di ottenere la tessera del Fatto e di diventare socio a tutti gli effetti con il grado più alto dell’abbonamento possibile: si parte da 5,99 euro al mese (o 60 euro l’anno) e, passando per l’abbonamento da 11,99 euro al mese (o 139,99 euro l’anno), si arriva a quello riservato ai soci: 55 euro al mese (500 euro all’anno).

In ultimo, Ansa – che ha abbracciato il modello paywall non più tardi di novembre 2021 – offre l’abbonamento mensile a 1 euro al mese il primo mese, poi 6 euro al mese; l’abbonamento annuale (attualmente) prevede il costo di 19 euro il primo anno e 60 all’anno in seguito; viene data anche la possibilità di un abbonamento biennale al costo di 75 euro per i primi due anni che scendono a 60 all’anno.

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