Clubhouse sotto la lente di ingrandimento del garante della privacy francese

La Francia chiede risposte sul modo in cui il social statunitense dispone dei dati dei cittadini che raccoglie

17/03/2021 di Ilaria Roncone

Clubhouse è esploso in tutto il mondo nell’ultimo paio di mesi e, a seconda dei paesi, sta incontrando una serie di problemi. Oggi tocca alla Francia, il cui CNIL – Commission nationale de l’informatique et des libertés -, l’autorità amministrativa indipendente del paese che assicura l’applicazione della legge sulla tutela dei dati personali, ha deciso di aprire un’indagine sul social degli audio. Il fulcro della questione è capire se Clubhouse Francia rispetta le norme europee sulla protezione dei dati. Qualora venisse fuori che Clubhouse non rispetta la legislazione la Francia prevede una punizione.

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Clubhouse Francia usato anche dal ministro dei Trasporti

In Francia Clubhouse ha conosciuto il successo già lo scorso anno con le sue stanze digitali in cui gli utenti – che partecipano solo su invito – possono avviare conversazioni con una manciata di membri fino a migliaia di persone. A contribuire al successo di questa applicazione, che ha visto la vita meno di un anno fa, sono stati i blocchi del Covid e l’impossibilità di avere una vita sociale dovendo stare in casa. Nell’Esagono ci sono anche stati alcuni politici, compreso il ministro dei Trasporti Jean-Baptiste Djebbari, che hanno utilizzato Clubhouse per avviare dei dibattiti diretti con i cittadini.

Cosa se ne fa il social dei dati personali degli utenti che raccoglie?

Il dubbio per il CNIL è come Clubhouse dispone dei dati privati che raccoglie considerato che non ha «alcuna entità aziendale all’interno dell’Unione europea». C’è inoltre una petizione in Francia – che ha raccolto più di 10 mila firme – mandata direttamente all’agenzia per sottolineare le «potenziali violazioni della privacy da parte dell’app Clubhouse». Il CNIL ha affermato che «se venisse confermato che l’app non rispetta il GDPR, la CNIL potrà applicare le proprie sanzioni». Il successo di Clubhouse, che prevede solo l’utilizzo degli audio e le stanze live al quale partecipare solo su invito dei moderatori della chat, è indubbio così come il fatto che molti competitor stiano alzando le antenne a partire da Marck Zuckerberg.

Se nei paesi guidati da regimi più o meno autoritari come la Cina e l’Arabia Saudita il problema di Clubhouse è proprio il suo punto di forza – la privacy delle stanze nelle quali si svolgono i dialoghi tra gli utenti -, in tutta Europa gli occhi sono puntati sulla gestione dei dati di chi scarica l’applicazione e sulla fine che fanno una volta accumulati dal social statunitense.

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