Google deve temere la concorrenza dell’integrazione tra Bing (Microsoft) e ChatGPT?
Non vi è ancora nessuna conferma ufficiale, ma sembra che il progetto andrà in porto nel primo trimestre del 2023
09/01/2023 di Enzo Boldi
Un evento che potrebbe, dopo anni di situazione stantia, modificare i rapporti di forza tra due delle grandi potenze Big Tech. Perché sembra essere sempre più concreta l’ipotesi – quasi una realtà – che porterà a un’integrazione tre due modelli digitali che sono già presenti nell’universo etereo della rete. E, secondo i ben informati d’Oltreoceano, entro il mese di marzo ci sarà il matrimonio tra ChatGPT e Bing. Il motore di ricerca di Microsoft, dunque, potrebbe essere “arricchito” (nonostante una serie di perplessità e problemi, attuali, tecnici relativi agli aggiornamenti) con quella chatbot resa pubblica nel novembre del 2022.
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La notizia dell’imminente integrazione ChatGPT-Bing è stata anticipata dal portale americano The Information che ha ricordato come nel 2019, Microsoft investì 1 miliardo di dollari per finanziare OpenAI e il suo progetto di «costruzione dell’intelligenza artificiale generale». E il risultato è stata quella chatbot che ora viene utilizzata su larga scala. E a breve, tutto dovrebbe avvenire entro la fine di marzo, si potrebbe “passare all’incasso”. Attenzione però, chiedendo a ChatGPT la portata dell’investimento da parte dell’azienda di Redmond, abbiamo ricevute due risposte contrastanti. Ecco la prima.
La prima risposta, relativa al costo dell’investimento di Microsoft in OpenAI, spiega che l’azienda non ha versato soldi nelle casse del progetto di intelligenza artificiale per il suo sviluppo. Si parla esclusivamente di partnership con la messa a disposizione della piattaforma di cloud computing. Ma la prima replica non ci ha convinto, quindi ci siamo limitati a scrivere nella casella delle query un banale «Microsoft OpenAI», per cercare di avere risposta sui rapporti. Ed ecco cosa ci ha detto la chatbot.
La partnership è stata confermata, ma Microsoft – questa volta – ha investito e collaborato con «l’organizzazione per sviluppare diverse soluzioni di intelligenza artificiale» e «hanno lavorato insieme per sviluppare GPT-3, uno dei modelli di linguaggio più avanzati attualmente disponibili».
ChatGPT-Bing, il futuro dei motori di ricerca?
Dunque, vista questa duplice risposta alla pressoché simile domanda, possiamo esser certi dell’investimento (e confermiamo il miliardo di dollari di cui parla The Information) di Microsoft in OpenAI. E ora che la piattaforma di chatbot basata sull’intelligenza artificiale è stata lanciata (diventando virale), l’azienda di Redmond sembra esser pronta a riscuotere i benefici di quell’investimento miliardario in questo progetto. Come? Integrando quell’intelligenza artificiale nel suo motore di ricerca (Bing) che non è mai riuscito a sfondare sul mercato ed è sempre stato succube del gigante Google. Quindi, questa mossa – nonostante le perplessità sull’aggiornamento nelle interazioni tra l’utente e l’AI emerse anche in diversi “esperimenti” – sembra essere la risposta ad anni di insuccessi.
ChatGPT-Bing: Google che fa?
In attesa di conoscere i reali effetti dell’imminente integrazione ChatGPT-Bing, la domanda che in molti si stanno facendo è: «Quali sono le intenzioni di Google?». Per il momento, non è arrivata nessuna reazione ufficiale da parte dell’azienda di Mountain View, ma i rumors che arrivano dalla California parlano di una preoccupazione tangibile, seppur moderata. Perché da anni stanno lavorando per un miglioramento dell’AI in relazione al motore di ricerca più utilizzato al mondo – secondo gli ultimi dati raccolti da StatCounter, oltre il 92% dei webnauti si affida a Google e solo il 3,2% si affida a Bing -, investendo moltissimo su un progetto chiamato LaMDA (Language Model for Dialogue Applications). Si tratta di un piano di integrazione dell’intelligenza artificiale da utilizzare di concerto proprio con il motore di ricerca.
Ma, almeno per il momento, tutto è stato messo in stand-by. Non il progetto di sviluppo, ma la possibilità di diffonderlo nel mondo del web (per ora, infatti, è a disposizione di uno sparuto gruppo di studiosi e ricercatori informatici). Anche perché nel giugno scorso ci furono moltissime polemiche dopo la “rivelazione” di un ingegnere (poi licenziato dopo aver dichiarato pubblicamente tutto ciò) che spiegò come l’Intelligenza Artificiale sviluppata dall’azienda che fa parte del gruppo Alphabet fosse “senziente”. Da lì, del progetto LaMDA si è saputo poco o niente. E, probabilmente, se ne saprà poco anche nel corso dei prossimi mesi. In attesa di capire come l’integrazione ChatGPT-Bing potrebbe provocare degli scossoni sul mercato digitale.
I riflessi sull’input e l’output
Insomma, non ci resta che attendere. Ma c’è un aspetto che non può essere sottovalutato quando si parla di questo possibile (seppur difficile, visti i dati) stravolgimento del mercato dei motori di ricerca. Il primo arriva dall’output: il mondo moderno è abituato (almeno per il 92% della popolazione mondiale che naviga in internet) a utilizzare Google e, quindi, oramai si è quasi “arreso” ai “contenuti sponsorizzati” (che, però, sono presenti in larga parte – quasi in modo invasivo – anche su Bing) e a ricevere dei contenuti indicizzati con modalità note. Qualora vincesse il modello ChatGPT-Bing, cambierebbe anche un modello su cui si basano praticamente tutti (anche quello di Giornalettismo) i giornali online e molti altri portali: con un cambio di linee guida, con un modello basato sull’Intelligenza Artificiale, il linguaggio SEO (una delle caratteristiche fondamentali per l’indicizzazione di contenuti online) potrebbe essere disperso. E Google perderebbe anche questo primato. Per ora, però, tutto sembra in una lenta attesa