Insieme in Rete interviene sulla chat Telegram: «Usare il corpo delle donne come pezzo di carne è da criminali»

Conosciamo, perché lo abbiamo seguito sin dal primo momento, l’impegno dell’associazione Insieme in Rete contro il revenge porn. Già un anno fa l’associazione lanciò una petizione da 150mila firme – insieme a Bossy e ai Sentinelli di Milano – per chiedere un intervento del parlamento sul tema. All’indomani di quella petizione, un articolo del Codice rosso ha istituito il reato di revenge porn. Tuttavia, questo non ha scoraggiato la creazione di gruppi Telegram come quello denominato Stupro tua sorella 2.0 descritto in un articolo molto approfondito di Wired e di cui anche Giornalettismo aveva parlato.

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Chat Telegram: la dichiarazione di Insieme in Rete, da sempre in prima linea contro il revenge porn

«Un anno fa – ha spiegato Vittoria Gheno di Insieme in Rete – abbiamo denunciato la prassi delle chat online all’interno delle quali circolava questo materiale. Da quel momento, il revenge porn è diventato un argomento molto dibattuto e di dominio pubblico». Insieme in Rete ha tracciato una sintesi della sua battaglia per l’istituzione del reato di revenge porn e poi ha parlato di quanto è accaduto con l’ormai tristemente famosa chat di Telegram. Nonostante l’ampia documentazione diffusa a mezzo stampa, tuttavia, tanto materiale continua ancora a circolare.

«Si tratta di un crimine – ha detto Vittoria Gheno – che la Polizia Postale non può tollerare. Una responsabilità penale che la magistratura dovrà accertare. Perché chi usa il corpo delle donne come un pezzo di carne da dare in pasto a delle bestie fameliche non è solo un depravato, ma un criminale».

 

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