L’ex moderatrice di TikTok che fa causa perché la piattaforma non l’ha protetta dai filmati traumatici

Candie Frazier ha affermato di aver visto di tutto durante le 12 ore al giorno di moderazione che eseguiva per TikTok

25/12/2021 di Redazione

Spunta anche una causa contro TikTok per la sua gestione della moderazione. Non, tuttavia, per gli effetti che i suoi filmati pubblicati hanno avuto sugli utenti, quanto per come gli stessi moderatori non vengano tutelati dalla società per il lungo periodo di tempo trascorso a visionare video dai contenuti estremamente violenti. La causa è stata presentata da Candie Franzier, che ha svolto attività di moderazione per TikTok attraverso una società di terze parti, Telus International. Ha affermato di aver eseguito azioni quotidiane di moderazione per 12 ore al giorno, essendo quindi esposta a qualsiasi tipo di brutalità: dai video di sparatorie, a quelli di violenze su minori.

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Causa moderatore TikTok per non essere stato tutelato dalla violenza dei video analizzati

La crescita esponenziale di TikTok che ha portato la piattaforma a essere quella più cliccata del 2021, effettuando uno storico sorpasso su Google (come ha rilevato l’analisi di Cloudflare nell’ultima settimana), ha chiaramente comportato una maggiore attività di lavoro per i moderatori. Secondo la Franzier, lei e i suoi colleghi moderatori hanno dovuto guardare da tre a dieci video contemporaneamente, con nuovi video caricati almeno ogni 25 secondi. Un ritmo già difficilmente sostenibile di per sé: ma se si aggiunge a questo il fatto che i video analizzati dal team di moderazione contengono solitamente immagini molto forti e molto difficili da sostenere, ecco che si comprende il contesto della causa intentata presso un tribunale della California.

La richiesta della moderatrice era quella di avere pause più frequenti (rispetto ai 15 minuti ogni 4 ore previsti dall’attività che ha svolto la Franzier) e di avere un supporto psicologico da parte dell’azienda, per far fronte ad ansia e disturbi post traumatici derivanti dalla visione di video non pubblicabili su TikTok e per questo sottoposti al vaglio dei moderatori. La causa si basa su un precedente: nel 2018, ad esempio, Facebook pagò 52 milioni di dollari ai suoi moderatori di contenuti per ragioni analoghe.

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