Gli incroci pericolosi di Genovese

La situazione di alcuni personaggi e di alcune società

02/12/2020 di Gabriele Parpiglia

Nella giornata di oggi, convulsa, incasinata, non si ferma la ricerca di notizie legata al caso Genovese. E i fatti continuano a macinare notizie, una via l’altra, che costruiscono il castello della vita di Genovese, prima dell’arresto. Saliamo sulla macchina del tempo e torniamo indietro, precisamente alla serata del 5 settembre quando Alberto e Daniele Leali, insieme con altri amici, vengono allontanati indovinate da dove? Dal locale di Genovese “Prima Cafè”.

LEGGI ANCHE > Tremano i vip della Milano “bene” per il caso Genovese

Caso Genovese, il carteggio con Prima.it

Incredibile, ma vero. La società chiamata a gestire e lanciare il “club” pare non ne potesse più di determinati atteggiamenti e dentro questo aspetto, che segnava ormai Genovese come una persona pronta ad accelerare verso il basso della sua vita, tanto da farsi cacciare dal suo locale, c’è la rincorsa verso la fine. Cacciati e perché? Giornalettismo rivela le seguenti motivazioni ufficiali: «Genovese, Leali e i suoi amici sono stati allontanati ubriachi ed euforici perché non seguivano le norme anti Covid». Quanto scritto, ovviamente, non può essere smentito.

Genovese fa coincidere il suo periodo “folle” con la pandemia, ricordiamolo, come se il Covid non fosse esistito per il cerchio magico. Senza rispettare regole, tra assembramenti, la sua base si divide tra Terrazza Sentimento e “Prima Cafè”. Perché stiamo raccontando questo aneddoto? Per un semplice motivo. Oggi una donna dalla voce gentile ed educata di nome Beatrice ci ha chiamato per dirci di fare una correzione: lei in quanto ufficio stampa di Prima.it, prendeva le distanze da Genovese (come tutti) e ci diceva che Simone Bonino, il bodyguard che a suo dire “spopola” su Instagram, ha voglia di comprarsi una Lamborghini rivela che sta scrivendo un libro su questa storia drammatica (siamo curiosi di capire chi è il “simpatico” editore che possa cimentarsi in un’avventura simile), considerando che stiamo parlando del buttafuori che la sera dello stupro si trovava fuori dalla porta di Genovese, che dichiara di non aver mai sentito nulla per la musica alta, ma soprattutto, che non hai mai detto «scusa» alla vittima: non risulterebbe assunto da Prima.it e quindi pagato “trasversalmente” da Genovese.

Noi non abbiamo motivi di dubitare. Ma quando Massimo Giletti chiede al Bonino da chi fosse pagato, lui dice: «Non posso rispondere». Poi a noi afferma di esser pagato da Prima.it, ma Prima.it ci dice che non c’è nessuna posizione aperta per Bonino nell’azienda. Noi chiediamo allora di mandarci due righe scritte dove lo stesso Bonino confermava quanto detto. Però ricontrolliamo le nostre fonti e, attenzione, scopriamo un’altra notizia clamorosa.

Cosa scrivono da Prima.it

Sapete chi c’era a libro paga su Prima.it ? Daniele Leali! Voluto e imposto da Genovese per un totale di 2mila euro al mese più un conto aperto per mangiare, bere e free drink al Prima Cafè (ma il budget alla fine superava sempre 4/5 mila euro con lamentele continue dell’altra società). Quindi Genovese usava le sue aziende come matrioske per scegliere chi pagare e dove far lavorare tizio o caio?

Torniamo dalla signora Beatrice e le diciamo con sicurezza le notizie che abbiamo recuperato. Lei dice di non saperne nulla e noi rincariamo la dose. «Leali lavorava per Genovese per Prima Cafè solo che veniva pagato da Prima.it ed era stato imposto contro la volontà degli altri soci». Siamo sicuri di quello che affermiamo perché la società che ha affiancato Genovese pare si fosse lamentata più volte del comportamento “notturno” di Leali che pasteggiava a Champagne insieme con i suoi amici Gianluca Grignani, Asla Dj, Ilario Alicante e una serie di influencer “piccoline”.

Beatrice rimane spiazzata, non sa che dire, e io insisto. Aspetto una mail ufficiale relativa a quanto dichiarato. Inoltre perché Leali, che è a Bali, è stato licenziato immediatamente dopo l’arresto di Genovese? Non è indagato? Non è in stato di fermo? Il suo lavoro era stato predisposto dal capo? Perché è stato fatto fuori così velocemente? Forse i controlli della Digos, che da tempo avevano preso di mira il locale, sono collegati in un qualche modo con questa situazione?

Dopo qualche ora però arriva una mail. È Beatrice, in qualità di ufficio stampa, che ci scrive quanto segue.

«Daniele Leali non è un manager di Prima Cafè, né un dipendente della società. Il signor Leali aveva una collaborazione esterna per Prima Cafè, iniziata alla fine di agosto 2020, in qualità di organizzatore di eventi, che si è già conclusa. Come peraltro già comunicato, la società ha avviato una review indipendente».

Nessuno ha mai asserito che avesse un ruolo da manager, ma come potete leggere Leali dunque lavorava per Prima Cafè e le nostre informazioni sono corrette. Solo che appena è crollato Genovese, Leali è stato fatto fuori. Questo segna quanto fosse forte il legame tra i due. Cadi tu, cado io.

Alla mail rispondiamo chiedendo però: «Perché Prima.it ha ingaggiato Leali? E perché poi lo ha licenziato dato che non è indagato?». In quel momento la comunicazione si interrompe.

Restiamo in attesa. Nel mentre, Bonino, il buttafuori super social, viene dimenticato, ma noi siamo pronti a dichiarare e smentire che non era a libro paga di Prima.it anche senza ulteriori affermazioni. Però se non lo pagava Prima.it, se non c’è un regolare contratto e un regolare carteggio, chi pagava il buttafuori personale di Genovese? E soprattutto come veniva pagato?

Share this article