Tutte le contraddizioni e le negazioni dei protagonisti del caso Genovese

L'analisi completa

01/12/2020 di Gabriele Parpiglia

La curiosità morbosa legata al caso Alberto Genovese ha ormai preso il sopravvento. Non solo la Domenica sera ma anche nei talk show durante la settimana. Giornalettisimo si è soffermato sulle ospitate di Daniele Leali e Simone Bonino analizzando, parola per parola, le loro CONTRADDIZIONI durante le ospitate in tv quasi in parallelo.

LEGGI ANCHE > Tremano i vip della Milano “bene” per il caso Genovese

Contraddizioni caso Genovese, primo passaggio

Daniele Leali è il primo che viene messo sotto torchio a Non è l’Arena, ma “l’uomo della notte”, come lui stesso si auto-definisce, non sa ancora che lo aspetta una mezz’ora in cui proverà a difendersi ma cadrà in contraddizione.

LA FOTO

A Leali viene mostrata la foto di una chat: i protagonisti sono il vocalist e una delle ragazze invitate alle feste. La chat è molto confidenziale, Leali non chiama mai la ragazza per nome, ma la apostrofa con “piccolina”. Leali afferma di non conoscere la ragazza, lui chiama tutti “piccolina/o”. «Chiamo tutti così, anche gente di 40 anni, 50 anni. Chiamo così anche i miei amici».

Prosegue spiegando di aver conosciuto questa ragazza il giorno stesso in cui l’ha incontrata a “Prima Caffè”, ma la chat però risale a diversi giorni prima. Quindi, per forza di cose, i due si conoscevano già da prima. Ribadisce ancora che il numero di telefono della ragazza l’ha avuto da lei stessa, il giorno in cui si sono incontrati a “Prima Caffè”, per sorseggiare proprio un caffè.

Il dibattito prosegue e Luca Telese, giornalista presente in studio, ordinanza alla mano, elenca tutti i tipi di droga e i quantitativi rinvenuti nella cassaforte di Genovese. Leali in un primo momento si difende dicendo che lui non ha mai visto quelle droghe in casa dell’amico, però, alle feste, droga girava. «Sono cazzate» risponde, quando il conduttore Massimo Giletti gli fa notare che nell’ordinanza c’è scritto che secondo una testimonianza è lui che portava i piatti con la droga.

Contraddizioni caso Genovese, il caos Ibiza

Leali, accusa “le ragazze” (usa il plurale, non il singolare, ndr) di aver dichiarato il falso ed è certo che le “ragazze” invitate alle feste erano solite portarsi la droga da casa. Viene poi affrontato lo stupro avvenuto a Villa Lolita, ad Ibiza, notizia lanciata da Giornalettismo e mai citata da nessuna testate come tante altre news su questo caso. Leali dice di averlo saputo, perché glielo hanno riferito. Il conduttore lo corregge, dicendogli che non può averlo solo saputo da qualcuno: lui era lì e testimonianze fanno sapere che ha pure consolato la vittima.

Leali risponde che ha solo visto quella ragazza andare a letto con Genovese, cose che faceva anche a Milano: non era una novità la loro relazione sessuale. Continua dicendo che la mattina seguente vede la ragazza uscire dalla stanza di Genovese in stato alterato, ma lei è andata dritta in camera sua a dormire. (Noi di Giornalettismo ricollochiamo il fatto alla notte tra il 10 luglio e 11 luglio con sequel il 23 luglio: che cosa è successo realmente in quei giorni?).

Solo quando si sveglia, la ragazza va da Leali e gli chiede che cosa le sia successo la sera prima. Questo perché era davvero stordita. Ma un audio di un testimone incastra Leali, il quale avrebbe detto alla ragazza «Perché vi mettete in queste situazioni? Sapete che Alberto esagera». Perciò per Leali, data la risposta, non poteva essere una novità “soccorrere” le ragazze che erano finite in mano all’aguzzino Genovese!

Leali ora cambia versione: la ragazza appena uscita dalla stanza di Genovese, non era in grado di fare un discorso: ma non era andata dritta in camera sua a dormire? Ribadisce per l’ennesima volta che il giorno dopo la ragazza gli chiede cosa lei abbia fatto la sera prima con Alberto. Leali continua aggiungendo particolari: la ragazza aveva rapporti di sesso estremo anche a Milano con Genovese, ma lui non giudica nessuno. Peccato che cinque minuti prima fossero solo rapporti, non c’era nulla di estremo.

Aggiunge che non l’ha vista uscire dalla stanza sporca di sangue. Lui non ha colpe.  Continua dicendo che la ragazza si è poi arrabbiata perché non è stata invitata a cena da loro e si è fermata per altri 20 giorni da altri amici: se fosse stata violentata avrebbe preso il primo aereo e sarebbe tornata in Italia.

La fidanzata di Genovese e il suo ruolo

Gli attacchi continuano imperterriti e Leali ora dice che in quella camera, a Ibiza, non c’era solo Genovese con la ragazza, ma anche la fidanzata di Genovese, Sarah. Quindi, se si vuole sapere qualcosa, si chieda a loro. Leali, poi, dice che la fidanzata di Genovese gli ha detto che hanno fatto sesso a tre.

Viene quindi chiesto di fornire dettagli sulla fidanzata attuale di Genovese, ma Leali dapprima dice di non sapere se stanno ancora assieme, poi afferma che c’è un tira e molla. Non sa che tipo di donna sia, sa solo che avrà 24 anni, ma non sa che lavoro fa. Sa solo che accompagnava Alberto in vacanza. Le IG stories su Instagram e le foto dicono, anzi, dicevano altro, prima che venisse cancellato quasi tutto: la fidanzata – o ex – di Genovese e Leali erano spesso assieme.

Il collegamento viene chiuso e mai avremmo immaginato che Leali di lì a poco sarebbe finito in un ospedale di Bali per attacchi di panico.

Contraddizioni caso Genovese, il bodyguard

È quindi il turno di Simone Bonino, il bodyguard.

Il compito di Simone Bonino era quello di presidiare la porta della camera da letto di Genovese, ma dice che quel compito non gli era stato impartito dal padrone di casa stesso, ma da un referente. Bonino assolutamente non vuole fare il nome del referente (noi di Giornalettismo abbiamo scoperto che Bonino veniva pagato da Prima.it su ordine di Genovese stesso, ndr).

Alla domanda se fosse stato Leali che gli ha dato il compito di presidiare quella porta, il bodyguard non risponde con un sì o un no, ma dice «non lo conosco, solo di vista». La domanda però, era un’altra. A questo punto il conduttore gli fa vedere una foto che ritrae Bonino e Leali assieme, chiedendogli chi sia. Bonino non vuole mai dire il nome «è il signore che ha detto lei». Perché non nomina mai Leali? Che cosa è successo tra i due? La foto che li ritrae assieme è stata scattata al “Prima Caffè”: ma Bonino dice di non essere mai stato in quel locale.

Contraddizioni caso Genovese, la ragazza

Le domande continuano e gli viene chiesto se, quando la ragazza è entrata in camera con Genovese, fosse stata lucida. Bonino risponde: «Non entrerei in merito, mi è stato suggerito di non dire». Il conduttore incalza: «Però ha visto le condizioni di quella ragazza se le è passata vicino…». Bonino risponde ancora una volta: «No, se fosse stata ubriaca per terra, me ne sarei accorto».

A questo punto gli viene chiesto a che ora i due fossero entrati nella stanza, ma Bonino non ricorda proprio. Non è strano che un bodyguard, pagato per fare la guardia, non ricordi l’orario in cui è stata varcata la porta, l’unica porta, che doveva presidiare?

IL RIFIUTO

Il conduttore gli fa ora notare che almeno due ragazze erano andate da lui per chiedere di poter parlare con l’amica, ma lui non le ha fatte entrare. Bonino risponde al conduttore che il plurale lo sta insinuando lui. Il conduttore gli risponde «da ordinanza, non lo dico io». Bonino – abbastanza sbruffone – contrattacca «da ordinanza?». E il conduttore ripete: «Sì, da ordinanza. Ciò significa che erano più di una».

Il conduttore continua chiedendo come mai abbia detto alle amiche della ragazza di chiamarla al telefono, se volevano parlarle, nonostante sapesse che i telefoni venivano ritirati all’ingresso. Bonino risponde che lui non ha mai saputo che i telefoni venissero ritirati (questo lo confermiamo anche noi, perché c’erano feste soft e poi gli “Animal Party” e gli “After Party”, ogni festa aveva le sue regole, ndr), perché lui presidiava un’altra zona. Quindi gli viene chiesto se fossero in più buttafuori, Bonino risponde: «Così era scritto sui giornali».

Gli viene anche chiesto se in precedenza, in quella stanza, fossero entrate altre persone. Bonino risponde di sì, sia uomini che donne.

QUANTE ORE?

In studio vogliono sapere quante ore fossero rimaste all’interno della stanza. Bonino non risponderà mai. Alla domanda se avesse visto le telecamere, Bonino avrebbe risposto che una sì, l’aveva vista. Gli viene fatto notare che le telecamere erano di più. Lui risponde «così ho letto». L’avvocato Saverio Macrì che difende la vittima, infine, chiede a Bonino perché non abbia avvisato Genovese che le amiche della ragazza la stavano cercando ed erano preoccupate. «In sede opportuna, risponderò» – chiosa Bonino e si innervosisce perché l’intervista che doveva essere fatta faccia a faccia con il conduttore, si è poi trasformata in domande provenienti da più fronti.

Share this article