Il calcio in streaming e i suoi fratelli: il traino per l’aumento della capacity delle CDN negli ultimi anni
Abbiamo analizzato alcuni dati: ecco come determinati fenomni (il calcio, ma anche una completa revisione del concetto generale di contenuto in streaming) hanno trainato il potenziamento delle CDN
01/06/2022 di Gianmichele Laino
Ci sono dei fenomeni che, in maniera costante, contribuiscono a cambiare completamente le nostre abitudini di fruizione dei contenuti. La rivoluzione dello streaming, iniziata anni fa, sta proseguendo su binari sempre più definiti, andando a coinvolgere settori che, solo qualche anno fa, erano difficilmente immaginabili. Pensiamo al calcio in streaming. Lo abbiamo analizzato sotto diverse sfaccettature: a livello infrastrutturale, sicuramente, ma anche rispetto alle prospettive che la sua trasmissione – così come quella di altri eventi sportivi – offre a diversi operatori (non soltanto le aziende leader del settore). Dazn, ad esempio, è entrato in questo ecosistema italiano che unisce eventi sportivi e trasmissione in streaming dal 2018. All’inizio l’accoglienza è stata tiepida, successivamente l’OTT ha raggiunto traguardi fondamentali, come la trasmissione in esclusiva di tutte le partite di Serie A (cosa che si verificherà per i prossimi due anni). L’altro evento che, nell’economia del discorso che andremo a fare, è necessario prendere in considerazione è stata sicuramente la pandemia che dal 2020 ha sovvertito paradigmi globali. Uno di questi, ovviamente, è stata la sempre maggiore centralità dei servizi digitali, utilizzati anche per quelle attività che, in passato, delegavamo esclusivamente al rapporto one-to-one, alla presenza fisica.
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Calcio in streaming e aumento della capacity delle CDN
C’è sicuramente da fare una premessa importante, soprattutto se parliamo della trasmissione delle partite di calcio e degli altri grandi eventi one shot che vengono diffusi sempre di più attraverso lo strumento dello streaming, rendendo al massimo complementare la componente broadcasting tradizionale. Abbiamo spesso sintetizzato in questo modo le azioni che rendono possibile la trasmissione dell’evento in streaming: le immagini di regia vengono sottoposte a processi di encoding, gli OTT usano più CDN (Content Delivery Network) per distribuire il carico di segnale, le CDN passano attraverso i punti di interscambio presenti su varie aree geografiche in Italia per smistare la pressione sulla rete nazionale. In questo modo le immagini arrivano nei salotti di casa degli appassionati. Tuttavia, è opportuno chiarire che a detenere la maggior parte delle quote di mercato maggiori per l’ottimizzazione di questi processi sono sempre i grandi operatori telco (in modo particolare, i quattro+due più diffusi in Italia). E questo avviene anche nell’ottica dell’infrastruttura del tipo Dazn Edge di cui vi avevamo già parlato e che rappresenta assolutamente uno standard già consolidato per altre tipologie di esigenze, anche precedenti alla cosiddetta rivoluzione del calcio in streaming.
Ciò premesso, le CDN giocano sicuramente un ruolo importante in questa partita, continuando a rappresentare un significativo termometro per valutare quanto e come si sia evoluto il traffico e le abitudini di consumo di internet nel tempo. I dati messi pubblicamente a disposizione dai due principali punti di interscambio italiani – il Namex di Roma e il MIX di Milano – sono molto utili per fornire una fotografia dello status quo e del percorso attraverso il quale si è arrivati a questo stesso status quo.
Un dato che emerge è sicuramente quello della capacity di peering all’interno degli IXP, messo a disposizione dalle varie CDN. Si tratta di un indicatore “parlante”: l’attività di peering è importante per una CDN perché determina il modo con cui le reti condividono gli indirizzi IP senza un intermediario tra di loro. Più cresce la capacità di peering all’interno degli IXP, più si può desumere la crescita del traffico sulla CDN, evitando quelle congestioni che – all’inizio degli esperimenti con Dazn, per intenderci – rendevano non ottimale la trasmissione degli eventi in streaming. Analizzando, in base ai dati del MIX e del Namex, questo elemento, desumiamo uno spunto interessante. Dal 2018-2019 (primo anno di Dazn in Italia e ultimo anno prima della pandemia) al 2022, la capacity sulle più importanti CDN, in media, è più che raddoppiata. In particolare è proprio da inizio 2020, nella fase di lockdown, che si hanno i maggiori potenziamenti su tutte le Content Delivery Network. Dal Namex, questo dato è stato confermato: «Nello specifico – per quanto riguarda il punto di scambio dell’Italia centrale – gli upgrade di capacità sono aumentati proprio durante la pandemia». Quando il mondo si rese conto di avere necessità di una maggiore efficienza delle infrastrutture di rete.
Le domande sono: fino a che punto ci spingeremo e quali sono le prospettive? Sicuramente, oltre alla pandemia, il calcio in streaming e – in generale – la distribuzione in streaming di grandissimi eventi esclusivi (pensiamo anche al Festival di Sanremo, all’Eurovision Song Contest, al Giro d’Italia) hanno avuto una incidenza significativa sull’aumento della capacity. Ma è proprio il concetto di streaming che sta cambiando e che sta diventando sempre più centrale per tutti i media, piccoli e grandi, che stanno pensando a nuove forme di distribuzione dei loro contenuti per rendersi sempre raggiungibili, in qualsiasi condizione e su qualsiasi device, dai potenziali utenti. La rivoluzione continua. E noi saremo qui ad analizzarla.