Bugchasing: il servizio de Le Iene su chi vuole contrarre volontariamente l’HIV

A pochi giorni dalla Giornata Mondiale contro l’AIDS, il programma di Italia 1 Le Iene si è occupato di un fenomeno di cui forse pochissimi telespettatori erano a conoscenza e che ha suscitato reazioni indignate e in certi casi anche turbate da una pratica tanto rischiosa per se stessi e per gli altri. Si tratta del bugchasing, ovvero la deliberata volontà di contrarre il virus dell’HIV attraverso rapporti sessuali non protetti con persone sieropositive.

Photocredit: Mediaset/ Le   Iene
Photocredit: Mediaset/ Le Iene

BUGCHASING: «VOGLIO CONTRARRE L’HIV» – Come spiega Nadia Toffa nel suo servizio, il bugchasing è una pratica sessuale che sarebbe prevalentemente diffusa tra gli omosessuali – nell’inchiesta questo non viene mai esplicitato, anche se sul finire del servizio si accenna al fatto che non riguarda soltanto il mondo omosessuale – che consiste appunto nel cercare di contrarre il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) da persone infette. Per favorire gli incontri esistono comunità online chiuse, che gravitano attorno a siti web, dove chi chi vuole diventare sieropositivo (il bug-chaser, appunto) può conoscere persone contagiate (i gift-giver, donatori) disposte ad avere rapporti sessuali senza preservativo per trasmettere il virus. Riuscire ad entrare in queste comunità non è semplice: oltre a dover dimostrare di essere attivi su un sito di incontri, l’ingresso “nel club” è regolato da una richiesta che può essere accettata o meno da chi gestisce le varie community.

Photocredit: Mediaset/ Le   Iene
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BUGCHASING, HIV E AIDS – Come si sa, l’HIV è un virus che colpisce il sistema immunitario che a lungo andare smette di funzionare. Senza un’adeguata terapia, una persona che contrae il virus dell’HIV può ammalarsi di AIDS: ovvero diventa soggetto a infezioni e malattie croniche, che indeboliscono l’organismo fino alla morte. Se diagnosticata in tempo, la condizione di sieropositività può essere tenuta sotto controllo con i farmaci, e la persona può continuare ad avere una vita normale a patto che presti estrema attenzione al rischio di contagiare gli altri. L’HIV si trasmette tramite sangue infetto e per via sessuale: non ci si contagia baciando o abbracciando una persona sieropositiva ma, malgrado istituzioni e associazioni facciano spesso campagne di informazione, la paura “del sieropositivo” continua ad essere piuttosto radicata nella società.

BUGCHASING: CONTRARRE APPOSTA l’HIV. PERCHÉ? – Ma perché una persona sana dovrebbe voler contrarre un virus tanto pericoloso? Come sottolinea Nadia Toffa è vero che negli ultimi vent’anni la medicina ha fatto passi da gigante e che con le dovute cure di HIV non si muore, ma è altrettanto vero che che una persona sieropositiva è una persona che è costretta a prendere farmaci per tutta la vita, farmaci chemioterapici con una vasta gamma di effetti collaterali, che vanno a modificare il dna e che pertanto possono essere potenzialmente molto dannosi per l’organismo. Quindi: chi cerca il contagio perché lo fa? Per scoprirlo sono stati intervistati diversi uomini, alcuni apparentemente anche molto giovani, che cercavano o offrivano una possibilità di contagio da HIV attraverso rapporti sessuali non protetti. Le risposte sono piuttosto diverse tra loro: c’è chi dice di cercare il contagio «perché affascinato» da quella che viene vista come una trasgressione, ma le motivazioni sono spesso ancora più complesse. C’è chi, paradossalmente, vuole diventare sieropositivo per «smettere di avere paura del contagio» e poter avere rapporti sessuali più liberi e appaganti con persone a loro volta sieropositive, senza dover utilizzare il preservativo.

Photocredit: Mediaset/ Le   Iene
Photocredit: Mediaset/ Le Iene

 

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BUGCHASING, HIV E DISINFORMAZIONE – Si tratta di un comportamento che con tutta probabilità è figlio di una certa disinformazione sulle reali modalità di trasmissione del virus dell’HIV, e sull’impatto che l’essere sieropositivi ha sulla vita di una persona. «Il rovescio della medaglia è che devi fare una terapia e tre esami l’anno» – dice un ragazzo disposto a trasmettere il virus, presentando la cosa quasi come “un affare” con più benefici che costi in termini di salute. Una volta diventati sieropositivi e cominciata la terapia, l’avere rapporti sessuali con partner nelle stesse condizioni viene considerata una pratica priva di rischi. Ovviamente non è così, perché esistono numerose altre malattie a trasmissione sessuale contro le quali l’unica barriera è appunto l’uso del preservativo. Un altro giovane, tra quelli intervistati, sembra essere molto più preoccupato all’idea di contrarre la sifilide o l’epatite, ma non l’HIV. Facendo sesso non protetto con partner sieropositivi, e quindi esponendosi al rischio di contagio, dichiara di vivere la propria sessualità in modo più appagante. «Altrimenti ti devi mettere il preservativo ovunque, anche sulla lingua, e non si può» – dice.

BUGCHASING: I RISCHI CHE SI CORRONO – Il servizio di Nadia Toffa si chiude con un tentativo, da parte sua, di convincere i giovani intervistati a non cercare più il contagio: i risultati, tuttavia, non sembrano essere incoraggianti e in un caso la discussione degenera in un’accesa lite. Negli Stati Uniti la pratica del bugchasing è oggetto di un dibattito piuttosto acceso: in molti infatti sostengono che si tratti soltanto di una “leggenda metropolitana” costruita per dare un’immagine negativa degli omosessuali, con la presunta volontà di sottolineare “la natura deviata” delle persone gay. In ogni caso, cercare volontariamente il contagio da HIV rappresenta comunque un rischio enorme: non soltanto per se stessi, ma anche per il proprio partner, specie quando non è stato messo al corrente del possibile pericolo a cui si espone avendo rapporti sessuali non protetti.

(Photocredit copertina: Mediaset/Le Iene)

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