No, eliminare tutti quelli che si chiamano “fact checking” su Facebook non ridurrà il rischio di essere segnalati

Un video tutorial si sta diffondendo su Telegram e offre una presunta soluzione per evitare di essere segnalati dai "fact checkers"

08/11/2021 di Gianmichele Laino

Ultimamente c’è una tendenza molto particolare che sta animando le chat dei no-vax e dei no-green pass. Quella di prendersela con i fact-checkers per il loro lavoro di debunking nei confronti delle tante bufale e dei tanti atteggiamenti fuori da ogni logica che, in queste settimane – ma, in verità, sin dall’inizio della pandemia -, stanno animando gruppi sui social network, canali su Telegram, portali e siti di informazione. Un lavoro che esiste ben prima della pandemia e che si è reso necessario nel momento in cui, con la diffusione di internet e dei social media, è diventato sempre più semplice far circolare immagini, testi, video fuori contesto che possono alterare la veridicità di una informazione. Per gli utenti no green pass e no vax che popolano gruppi Facebook e chat di Telegram, evidentemente, i fact-checkers sono diventati nuovi nemici, esattamente come capita per i giornalisti (a volte, tra l’altro, le due figure coincidono, quindi: doppietta!). E sta circolando in varie chat un tutorial per effettuare una presunta operazione preventiva rispetto alla possibilità di essere segnalati su Facebook: bloccare i fact checkers.

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Bloccare i fact-checkers, il tutorial diffuso su Telegram

Come si può vedere dal video allegato, l’autore suggerisce di andare su Facebook, entrare nelle impostazioni che permettono agli utenti di bloccare altri utenti, partire indicando la dicitura fact checker, rimuovendo tutto l’elenco di contatti che compare e procedendo a ritroso, eliminando di volta in volta una lettera (fact checke, fact check, fact chec, fact che, e così via). Stando a questo tutorial, in questo modo, si ridurrebbero di molto le possibilità di essere segnalati su Facebook.

Chi ha realizzato questo video, tuttavia, non sembra tenere conto di due semplici informazioni. Non è con un semplice nome che si identifica un fact checker: ci sono progetti molto strutturati che, nella loro intestazione, non utilizzano il termine fact checking. Con questa procedura, queste pagine e questi utenti non entrano nel “potentissimo” radar individuato dall’autore del tutorial. Inoltre, la moderazione di Facebook può funzionare indipendentemente dalla segnalazione: in casi di contenuti violenti, di esposizione di immagini che possano ledere la sensibilità altrui e secondo tutte le altre modalità previste dai termini e dalle condizioni di utilizzo di Facebook, attraverso un sistema di intelligenza artificiale, il social network interviene per bloccare il contenuto. In più Facebook, in tutti i Paesi in cui opera, si avvale del contributo di fact checkers indipendenti che segnalano le bufale condivise sulla piattaforma (di certo questi fact-checkers non possono essere bloccati dal metodo indicato nel tutorial, dal momento che sono persone in carne e ossa e che portano avanti progetti editoriali strutturati).

Il rischio, per chi pensa di risolvere in questo modo la faccenda, è solo quello di una enorme perdita di tempo. Il tutto per cosa? Per poter diffondere delle fake news o delle informazioni false almeno quanto l’illusione di poter bloccare il sistema delle segnalazioni?

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