Quel giorno in cui 280mila biglietti dei Coldplay furono polverizzati in pochi minuti sulle piattaforme digitali

Il gruppo, inizialmente, aveva previsto solo due date a Roma per il luglio 2024. A pochi giorni dalla messa in vendita dei biglietti, erano state aggiunte altre due date, per un totale di quattro. Tutto inutile ai fini della regolarità della vendita

11/08/2023 di Gianmichele Laino

Si tratta, sicuramente, di uno degli eventi musicali del 2024. I Coldplay, infatti, torneranno in tour in Italia l’anno prossimo, scegliendo Roma. Nel 2023 era stata la volta di Napoli (con due date) e di Milano (con quattro date). Un concerto in quattro atti, Music of the Sphere, che rappresenta una attrazione unica per gli appassionati del gruppo di tutto il mondo. Per la capitale italiana, i Coldplay avevano previsto inizialmente due date (12-13 luglio), diventate poi quattro in un secondo momento, visto l’alto numero di richieste. Pertanto, lo scorso 28 luglio (giorno della messa in vendita ufficiale dei biglietti) erano stati messi a disposizione ben 280mila ticket, con prezzi (tendenzialmente molto alti) variabili, dai 57,50 euro per le posizioni laterali e con visibilità limitata, fino ad arrivare ai 172,50 del settore numerato (per non parlare delle formule vip, che prevedono servizi integrativi e che vengono vendute a prezzi ancora più alti). Il 28 luglio 2023, quando i biglietti sono diventati disponibili sulle principali piattaforme autorizzate per la vendita, è successa una cosa molto particolare (non nuova, in realtà, per chi conosce queste dinamiche): in pochi minuti – sicuramente in meno di mezz’ora – tutti i biglietti dei Coldplay risultavano già venduti e i quattro concerti erano diventati sold out in un battere di ciglia.

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Biglietti Coldplay polverizzati: cosa è successo

C’era stata, in verità, una fase preliminare della procedura d’acquisto. Alcuni biglietti per i concerti romani erano stati messi a disposizione direttamente sul sito ufficiale della band (coldplay.com) in anteprima, riservati a tutti coloro che si erano precedentemente registrati. Poi, è iniziata la vendita vera e propria su portali come TicketOne, Ticketmaster, Vivaticket). Una vendita che possiamo documentare in ogni suo passaggio.

Regolarmente, alle dieci del mattino, gli utenti hanno avuto la possibilità di mettersi in coda per poter avere accesso alla procedura di pagamento:

A quel punto, la schermata dei vari portali indicava una previsione di massima rispetto all’orario di acquisto del biglietto, suggerendo agli utenti di non uscire dal sito, né di cambiare finestra di navigazione.

coda Coldplay

Nonostante l’accesso alle 10 precise, la coda era già molto lunga e la barra di avanzamento della coda stessa procedeva davvero a rilento. Soltanto diversi minuti dopo è stato possibile accedere alla schermata con i biglietti che, però, risultavano tutti già venduti, per tutte e quattro le date:

biglietti Coldplay

Alcuni utenti hanno segnalato anche improvvise variazioni nei 10 minuti a loro disposizione per l’acquisto dei biglietti, una volta superata la fila: spesso alcuni biglietti risultavano disponibili in schermata, salvo poi non esserlo più al momento specifico della procedura d’acquisto. Possibile che 280mila persone si siano collegate tutte nello stesso momento per acquistare biglietti in grande disponibilità?

L’indagine dell’Agcom sui biglietti dei Coldplay e sul secondary ticketing

In realtà, una indagine dell’Agcom – di cui ha parlato questa mattina Arcangelo Rociola su ItalianTech – sta cercando di fare luce su quello che può essere considerato vero e proprio bagarinaggio digitale: una percentuale molto significativa dei biglietti messi in vendita sarebbe stata accaparrata da servizi di bot che, successivamente, consentivano ai loro responsabili di rivendere questi biglietti su piattaforme di secondary ticketing (come, ad esempio, Viagogo). Queste piattaforme, su cui è attualmente disponibile un quantitativo importante di biglietti, consentono la rivendita a prezzi maggiorati (così che il prezzo minimo di 57 euro può arrivare fino a 400 euro per un posto con visibilità limitata). Sempre secondo quanto rilevato dall’Agcom, la sede di questi bot sarebbe in Russia.

E in tutto questo, le piattaforme di secondary ticketing – come vedremo nel monografico di Giornalettismo dedicato all’argomento – cercano di difendersi, respingendo le accuse al mittente, ben consapevoli che il vuoto legislativo che in Italia (e in altri Paesi) c’è permetterà, come successo in passato, di fare ricorso rispetto alle sanzioni da cui vengono raggiunte. Una vicenda che, tuttavia, interessa da vicino sia chi – come le istituzioni italiane – dovrebbero ottenere una percentuale dalla vendita dei biglietti sulle piattaforme autorizzate (con il secondary ticketing questa percentuale non viene più garantita), sia il mondo dello spettacolo: non sono infrequenti le immagini di concerti dati come sold out che, tuttavia, presentano diversi vuoti all’interno della location dedicata all’evento stesso. Persone che non hanno avuto la possibilità di acquistare il biglietto regolarmente e che poi non possono spingersi a spendere le cifre richieste da chi li rivende sulle piattaforme di secondary ticketing. Che, a quanto pare, sembrano cascare dal pero.

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