Perché la parola chiave di oggi, dopo il Facebook down, è BGP

Si tratta di quel protocollo che sta dietro ai DNS e che ieri ha rappresentato il vero e proprio snodo della vicenda che ha messo in ginocchio Menlo Park

05/10/2021 di Gianmichele Laino

Senza confini, o con confini così precisi che anche il minimo errore li può annullare. La suggestione è questa, la sostanza – invece – è rappresentata dal concetto di Border Gateway Protocol, BGP. Il Facebook down storico del 4 ottobre – una data destinata a entrare nella storia dei social network se non altro perché ci ha fatto tornare indietro per sette ore a quando i social network non c’erano – è stato causato da quello che può essere definito un “problema di comunicazione”. In pratica, Facebook esisteva, i suoi servizi erano attivi. Ma mancava la strada per permettere all’utente di raggiungere quella piattaforma, quel servizio. Genericamente, ieri vi abbiamo parlato – prima di molti altri – di un problema di DNS. Oggi, anche dopo le spiegazioni offerte da Menlo Park, possiamo essere più precisi.

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BGP e DNS cosa sono e come sono collegati tra di loro

Una immagine molto efficace parla del Border Gateway Protocol (nel nome c’è questo meraviglioso concetto di confini) come se fosse un insieme di regole (quindi, un protocollo) per permettere a un punto informatico x di raggiungere un altro punto informatico y. Le strade, molto spesso, sono diverse. Non sempre quella più rapida è anche quella più sicura, non sempre occorre fare un giro breve perché un utente, ad esempio, possa collegarsi al suo sito internet di notizie preferito.

Facebook, come tutti gli operatori del settore che operano al massimo livello dell’infrastruttura globale di internet, ha un proprio sistema BGP. Come se potesse contare, insomma, su una propria agenzia viaggi, che conosce bene i suoi utenti e che, per questo motivo, sceglie per loro solo il modo migliore di raggiungere il famoso punto y. Ma i BGP, come ogni cosa che abbia a che fare con l’informatica, si aggiornano. Possibile che un aggiornamento di questo sistema interno a Facebook abbia provocato l’errore che ha impedito ai tanti utenti x di non avere contezza di come poter raggiungere il punto y. Punto y che, nel frattempo, conduceva una vita propria. Facebook funzionava, solo che non c’era nessuno che potesse farlo interagire.

L’insieme di fattori che ha provocato il down di Facebook

Se a questo aggiungiamo il concetto di DNS – ovvero quel sistema che associa gli indirizzi generali (come nel caso di facebook.com, ad esempio) ai singoli indirizzi IP che vengono impiegati dagli utenti – si può ben capire come la mancanza di una “direzione” fornita dai BPG abbia influito su questa connessione tra gli indirizzi e gli IP degli utenti. Facebook ha risolto il problema intevenendo sui BPG – operazione non semplice, visto che gli stessi dipendenti Facebook hanno avuto problemi all’accesso -: si è assicurato che i suoi risultati fossero corretti e che questi stessi risultati fossero effettivamente ricevuti dalla rete internet più generale.

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