Bella, mora e dice sempre sì (al giudice)

30/09/2010 di Dario Ferri

MA ANCHE IL GOBBO MALEFICO – E poteva mancare il Divo Giulio? “Due volte ci sono andata… Renato ricercato…la macchina della scorta sotto casa di Andreotti della polizia… siamo andati su…eh… accoglienza al massimo…c’era pure la signora… la moglie…una donnetta caruccia… ovviamente non parlavano di niente…”. E mica solo lui. “Il cadavere di Emanuela Orlandi – secondo il raconto fatto dalla donna ai pm della procura di Roma Italo Ormanni, Andrea De Gasperis e Simona Maisto che l’hanno ascoltata ascoltata – fu portato da De Pedis, in auto chiuso in un sacco a Tor Vajanica, località sul litorale vicino Roma. In quell’auto si trovavano la stessa testimone, all’epoca amante di De Pedis, e un’altra persona. Nell’auto, chiuso in un altro sacco, secondo la testimone fu trasportato anche il corpo di Domenico Nicitra”. Ovvero, il bimbo di 11 anni, figlio di Salvatore, imputato al processo alla banda della Magliana, che scomparve a Roma assieme allo zio Francesco nel giugno del 1993. Undici anni dopo la Orlandi. Un’incongruenza bella e buona. Così come è strano che la donna, che nel 1979 si è appena sposata con Giordano, nel 1981 sia già la donna di Calvi, quando ancora non ha conosciuto Renatino, e nel 1982 si è infilata nel letto di Marcinkus. Così come le altre testimonianze che oggi indirettamente confermano quella della Minardi – l’ultima è quella di Maurizio Giorgetti – arrivano dopo anni di distanza dai fatti e tradiscono una buona lettura dei giornali di questi tempi, senza però rivelare mai nulla di più rispetto ai particolari già noti, per una maggiore credibilità. Sembra che in quel periodo il ristorante Il Porto, dove Giorgetti aveva sentito parlare i due affiliati del sequestro Orlandi, fosse chiuso, già da alcuni mesi. Persino chi indicava di andare a guardare “nella tomba di Renatino” per ritrovare il corpo della Orlandi era persona che aveva ottimi motivi per avercela con gli attuali indagati e con De’ Pedis.

DIRE SEMPRE SI’ – Di qui l’intenzione degli inquirenti, trapelata la settimana scorsa, di non ispezionare la tomba di De’ Pedis nella basilica di Sant’Apollinare, malgrado l’ok del Vaticano sia arrivato dallo scorso luglio. E di considerare inattendibile il Giorgetti, che va in giro per i blog a lasciare commenti del tipo: ” DAL FASCISTA GIORGETTI MAURIZIO SI ASPETTI SEMPRE LUCE, CHIAREZZA, FEDELTÀ, HAI 18 PUNTI DI VERONA, NON ASSOCIANDOLO IN MANIERA, IRRESPONSABILE, CON LA SCICOLONE, TILGHER ED ALTRI, CHE NON HANNO NEL LORO DNA I 18 PUNTI DI VERONA. IN ALTO I CUORI. GIORGETTI MAURIZIO”. Prove? Pochine, anzi quasi zero. Mentre dalla perquisizione del famoso covo di via Pignatelli, dove doveva essere stata custodita la Orlandi, non è uscito nulla, finora. Anche perché è difficile non notare che per tutti i racconti che vengono fuori, il dato più interessante è l’assenza totale di elementi che possano in qualche modo essere verificati estrinsecamente dagli inquirenti. Dire sempre di sì, ai giudici e ai giornalisti, può servire nel breve periodo. Ma l’impressione, insomma, è che ad oggi i racconti della Minardi, oltre a non avere riscontri oggettivi, costituiscano un caso più psichiatrico che giudiziario.

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