L’appello di RT Francia alla Corte di Giustizia europea contro il bando dell’Ue

RT ha deciso di chiedere l'intervento della Corte di Giustizia affinché si esprima sulla decisione del Consiglio Europeo di mettere al bando la testata

10/03/2022 di Ilaria Roncone

A partire dal 2 marzo l’Europa ha deciso di mettere al bando RT – precedentemente Russia Today – e Sputnik. La notizia è stata data tramite una nota del Consiglio Europeo, tramite cui si è definita necessaria la sospensione delle attività di radiodiffusione di due tra i principali veicoli della propaganda del governo russo poiché «essenziali e determinanti per portare avanti e sostenere l’aggressione militare nei confronti dell’Ucraina e per la destabilizzazione dei Paesi vicini». Lo scopo, in sostanza, era quello di fermare la «sistematica campagna internazionale di disinformazione, manipolazione delle informazioni e distorsione dei fatti, nell’intento di rafforzare la sua strategia di destabilizzazione dei paesi limitrofi, dell’Ue e dei suoi Stati membri». Una decisione contro la quale RT ha deciso di andare contro facendo appello alla Corte di Giustizia.

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L’appello di RT alla Corte di Giustizia per il bando in Europa

Anche le big tech hanno provveduto – ognuna in misura più o meno massiccia – a limitare l’azione di disinformazione di RT e Sputnik. Contro quanto stabilito da Bruxelles RT ha deciso di appellarsi alla Corte di Giustizia europea. Anche la federazione europea dei giornali si è espressa contro il bando da Bruxelles, considerando un’azione come questa sbagliata e controproducente. «Combattere la disinformazione con la censura è un errore – chiarisce senza mezzi termini l’appello della Efj – poiché bandire le trasmissioni di Sputnik e Russia Today può creare un precedente estremamente pericoloso per quanto riguarda la libertà di espressione e di stampa.

Seppure il confine tra liberta di stampa e disinformazione sia, attualmente, estremamente sottile il segretario generale dell’Efj ha voluto ricordare che «la regolamentazione dei media non è di competenza dell’Unione europea». Si tratta di un’azione valutata come controproducente proprio per lo scopo che ha: «La chiusura totale di un media non mi sembra il modo migliore per combattere la disinformazione o la propaganda», ha affermato, sottolineando come si debba agire facendo del buon giornalismo e «esponendo i loro errori fattuali, dimostrando la loro mancanza di indipendenza finanziaria o operativa, evidenziando la loro fedeltà agli interessi del governo e il loro disprezzo per l’interesse pubblico».

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