Gli audio Whatsapp e la gogna pubblica della preside che ha licenziato la maestra di Torino
Esponendo la maestra alla gogna pubblica l'intento era quello di indurre le colleghe a fornirle una scusa valida per licenziarla
16/12/2020 di Ilaria Roncone
Il processo per la maestra di Torino va avanti e, mano a mano, dalle aule arrivano sempre nuovi dettagli. Gli ultimi riguardano gli audio del gruppo Whatsapp dell’asilo in questione. Le parole della preside, ascoltate da tutti, sono la prova schiacciante dell’accanimento contro la maestra e delle conseguenze del revenge porn su chi lo subisce: «Prendo ogni pretesto per mandarla via. Cercate di farla sbagliare.Io non so più cosa fare. Ce l’ho a morte con lei e non voglio nemmeno vederla».
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Audio preside maestra Torino: l’importante era cacciarla
Cacciarla non importa come: questo l’intento preciso e diffuso tra tutte le colleghe della preside dell’asilo di Torino in cui lavorava la maestra licenziata dopo essere stata vittima di revenge porn. Come riporta il Corriere della Sera, farla sbagliare a qualsiasi costo diventa – negli audio Whatsapp – la «cortesia» che le colleghe avrebbero dovuto fare alla preside perché «non so più cosa fare». Nello stesso processo che sta accertando le responsabilità della preside nel caso – accusata di diffamazione e violenza privata – è coinvolta anche la mamma di un bimbo che frequentava il nido e che avrebbe contribuito a far circolare le foto intime della maestra.
Dal tono palesi rancore e tensione
Se non bastassero le parole degli audio, che si riveleranno probabilmente fondamentali per giungere a una conclusione, sono evidenti anche i toni: rancore e astio la facevano da padroni e quella maestra andava cacciata via perché in gioco c’era il buon nome dell’asilo. Tutto torna, considerate anche le tempistiche: il 26 marzo 2018 la vittima viene a conoscenza del video pubblicato sulle chat dei compagni di calcio dell’ex e il giorno dopo vede la preside del suo asilo per farle sapere quanto è successo. Secondo la vittima già in questo caso le arriva l’invito a licenziarsi poiché definita «incompatibile con il lavoro di educatrice» con tanto di ricatto: se le dimissioni fossero state date «spontaneamente» la preside «non avrebbe avvisato le altre strutture», in alternativa la maestra «avrebbe avuto un marchio per tutta la vita». Gli audio ascoltati in tribunale sono delle giornate successive, con la preside che ha esposto alla gogna pubblica la vittima di revenge porn sul gruppo Whatsapp con tutte le altre colleghe.