Coca Cola sta indagando sull’attacco hacker rivendicato da Stormous
Dopo che Stormous ha fatto sapere su Telegram di aver hackerato Coca Cola, l'azienda ha confermato che ci sono una serie di indagini in corso sulla faccenda
27/04/2022 di Ilaria Roncone
Attacco hacker Coca Cola: facciamo il punto della situazione dopo che, parlando con la stampa americana, il grande marchio ha confermato che l’offensiva cyber c’è stata e che sono in corso una serie di indagini. Partiamo da chi, ovvero il gruppo hacker Stormous – che ha legami con ambienti filo russi -: l’attacco hacker che dicono di aver compiuto ai danni di Coca Cola è stato rivendicato sul gruppo Telegram dedicato il 25 aprile: «Abbiamo violato alcuni dei loro server e siamo andati oltre (161G)!», specificando che il marchio è stato solo la prima vittima.
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Attacco hacker Coca Cola, chi c’è dietro e quali sono le mire
A sferrare l’attacco è stato il gruppo hacker Stormous, come abbiamo già accennato, che ha preso come target le aziende occidentali. Tra le varie società prese di mira troviamo l’americana Serta Inc. mentre tra le istituzioni il Fatima Hospital spagnolo. Come comunicato via Telegram, i dati hackerati sono stati messi in vendita su un sito appositamente creato: «Se vuoi acquistare puoi contattarci e ti forniremo alcuni dati richiesti come dei samples – si legge nella chat – Quindi puoi pagare o acquistare a seconda della quantità di dati che desideri». Il programma, in alcuni casi, è quello di mettere in vendita i dati di alcune aziende sul sito e di far trapelare quelli di altre.
Coca Cola indaga sulla questione
Coca Cola, intanto, ha fatto sapere di stare indagando sul presunto leak – confermato anche da Dark Tracer, leader mondiale nella cyber security – per capire in che misura queste affermazioni sono valide. Come riportano varie testate di settore in Usa, nei dati sarebbero inclusi elemento come documenti compressi, informazioni amministrative, archivi ZIP di account e pagamenti, e-mail e password e altri dati sensibili. Come riporta Bleeping Computer – che ha raccolto la testimonianza di Coca Cola – le verifiche sono ancora in corso e i dati sono stati messi in vendita a circa 60 mila dollari. Si tratta della prima volta che la banda mette a disposizione il download di dati rubati subito dopo il leak.