I dati rubati dagli hacker sono stati usati per crimini sessuali contro bambini?

I criminali avrebbero indotto le big tech a inviare loro dati protetti degli utenti, per poi utilizzarli per ricattare sessualmente questi ultimi

27/04/2022 di Martina Maria Mancassola

Hacker e crimini sessuali: secondo un nuovo rapporto, gli hacker avrebbero ricattato sessualmente bambini e donne servendosi dei loro dati, rubati da grandi società tecnologiche. Apple, Twitter, Alphabet – società madre di Google -, Discord, Meta e Snapchat sarebbero le Big Tech che hanno subito la fuga di dati in loro possesso. Tutte queste aziende, secondo Bloomberg, avrebbero consegnato ai criminali informatici informazioni e dati sensibili dei loro utenti, che sarebbero poi stati utilizzati per hackerare gli account delle vittime o per avviare schemi di sextortion contro di loro. I dati sottratti, che includono nomi, indirizzi e-mail e indirizzi IP e fisici, sono stati rubati tramite false richieste legali presentate dagli hacker. Questa attività criminale sembra far parte di una più grande criminalità informatica che interessa criminali che hackerano sistemi di posta elettronica della polizia, per accedere ed acquisire dati tramite false citazioni in giudizio. Gli hacker riuscirebbero ad avere il controllo dell’account e-mail di un’agenzia governativa acquistando tale accesso sul mercato nero.

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Hacker e crimini sessuali: i criminali informatici avrebbero sottratto dati di donne e bambini per poi ricattarli sessualmente

Alcune fonti hanno dichiarato a Bloomberg che gli hacker, spesso, utilizzavano i dati sugli abbonati per hackerare gli account delle vittime. In altri casi, gli hacker hanno utilizzato le informazioni per stringere amicizia con la vittima e incoraggiarla a trasmettere loro materiale sessualmente esplicito. Se questa si fosse rifiutata di condividere il materiale, gli hacker avrebbero iniziato con le minacce: la minaccia sarebbe avvenuta con varie forme di molestie via web, comprese swatting (raggirare i servizi di emergenza per inviare unità di emergenza in un luogo preciso sulla base di una falsa segnalazione di un incidente in corso) e doxxing (pratica di cercare e diffondere pubblicamente via web dati ed informazioni personali e private o altri dati sensibili riguardanti una persona con intento malevolo). Le richieste di immagini sessuali diventavano, così, un vero e proprio ricatto. Ci sarebbero stati anche dei casi in cui le vittime avrebbero subito pressioni così forti da essere costrette ad incidere il nome del criminale sulla propria pelle per poi condividere le immagini della ferita. Purtroppo, secondo Bloomberg, molti di questi criminali sono adolescenti, alcuni residenti negli Stati Uniti, ma non si sa ancora quanti episodi del genere ci siano stati, la loro collocazione nel tempo né quali dati delle aziende sono stati utilizzati nei meccanismi di sextortion. Una pratica sicuramente inquietante, se si pensa che ci sono degli hacker che fanno finta di essere poliziotti per sottrarre agli utenti informazioni personali.

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