Gabrielli spiega che è difficile attribuire cyber-attacchi in base all’area geopolitica

Il tutto nonostante il titolo di Libero: "Così difendiamo l'Italia dagli hacker di Mosca"

25/04/2022 di Redazione

Abbiamo spesso analizzato casi di mancata corrispondenza tra virgolettati presenti nei titoli e interviste che effettivamente vengono pubblicate sui giornali. Per questo ci aveva molto incuriosito il titolo che Libero proponeva in prima pagina, in taglio centrale. Riportando un’intervista al sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Sicurezza Franco Gabrielli, infatti, Libero aveva titolato Gabrielli: «Così difendiamo l’Italia dagli hacker di Mosca»Ci saremmo aspettati di avere qualche indicazione sull’eventuale matrice geopolitica degli attacchi che – in verità non più che in altri periodi dell’anno e non più che in passato – stanno colpendo diversi livelli sia della pubblica amministrazione, sia dell’industria italiana. Invece, com’era prevedibile, sul tema geopolitico Franco Gabrielli dice una cosa abbastanza di buon senso. Nonché nota.

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Gabrielli su matrice hacker: «Molto complesso determinarla»

Testualmente, nell’intervista a Libero, Gabrielli dice: «Anche se è comune associare le principali famiglie di malware a questi Paesi (nella domanda, il giornalista di Libero aveva citato Russia, Corea del Nord, Cina, ndr), il problema di attribuire un attacco a un Paese specifico è tra i più complessi nel campo della cybersecurity, poiché non riguarda esclusivamente aspetti di natura tecnica. Pertanto la provenienza degli attacchi non è mai immediatamente accertabile […] Il numero dei potenziali cybercriminali nel mondo non può che aumentare e non è necessariamente sinonimo di una determinata area geografica».

Insomma, la presunta difesa dell’Italia dagli “hacker di Mosca” non trova riscontro all’interno dell’intervista che, in generale, tratta il tema del ruolo dell’Agenzia Nazionale della Cybersicurezza, delle assunzioni che verranno fatte, dei compensi che dovranno essere all’altezza per attrarre i cervelli in fuga dal nostro Paese, del ruolo delle criptovalute che non vanno demonizzate, ma che vanno allontanate dagli ambienti della criminalità informatica, sul ruolo della pubblica amministrazione e della scarsa sicurezza del 95% dei suoi server risolvibile – secondo l’opinione di Gabrielli – con il cloud nazionale della PA.

Tuttavia, sull’indicazione geopolitica che aveva attirato l’occhio del lettore, Gabrielli mantiene la prudenza necessaria e comprensibile in questa fase. Nell’ultimo periodo, l’Italia è stata bersagliata dagli attacchi hacker esattamente come è accaduto anche prima dello scoppio della guerra. Non c’è una vera “matrice russa” da cui difendersi né più, né meno che in passato, insomma. Dichiarazioni che si inseriscono in un complesso disegno geopolitico in cui i gruppi di hacker – tranne alcune eccezioni rappresentate, ad esempio, dalla presa di posizione del Gruppo Conti che si è detto schierato accanto a Putin – si muovono, nella maggior parte dei casi, in maniera indipendente e con lo scopo – che ha ben poco di politico – di lucrare attraverso ransomware.

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