Dai neofascisti di Forza Nuova agli “Io Apro”: su Telegram si rivendica l’assalto alla CGIL

Sull'applicazione i messaggi prima, durante e dopo l'attacco alla sede romana del sindacato. C'è chi rivendica la paternità di quanto accaduto e chi - come gli "organizzatori" denominati "Guerrieri per la libertà" - si lamenta per queste infiltrazioni. Ma anche tra questi ultimi c'è chi esulta e insulta chi ha espresso solidarietà nei confronto di Landini

10/10/2021 di Enzo Boldi

Fascisti del terzo Millennio, “ristoratori” (ovviamente non come categoria lavorativa, ma come si sono descritti quelli del movimento “Io apro” nel corso degli ultimi mesi) convertiti alla violenza sociale e altri cittadini che si sono organizzati per protestare contro il Green Pass. Non tutti, ma comunque molti, dei partecipanti alla mobilitazione andata in scena a Roma nella giornata di sabato 9 ottobre, si sono resti protagonisti di atti di violenza deliberata. Non solo gli scontri contro le forze dell’ordine, ma anche l’assalto alla sede romana della CGIL. E due gruppi hanno rivendicato questa azione su Telegram.

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Si parte dai neofascisti di Forza Nuova che, come si vede nelle immagini, erano presenti anche con i loro vertici all’attacco alla sede del sindacato guidato da Landini.

Le due persone “cerchiate”, infatti, sono i pluricondannati Roberto Fiore e Giuliano Castellino. Poi ci sono quelli di “Io Apro”, il movimento dei ristoratori che per molti mesi ha goduto dell’appoggio di Matteo Salvini che, dopo alcune manifestazioni violente, li ha scaricati. Infine ci sono gli “altri di Telegram”: gruppi che hanno, di fatto, organizzato questa manifestazione che si è trasformata in violenza, teppismo e criminalità.

Assalto alla CGIL, la rivendicazione di Forza Nuova

La presenza di Forza Nuova era prevista e prevedibile. Come già avvenuto nel passato più o meno recente, i neofascisti guidati da Roberto Fiore e Giuliano Castellino avevano già sguazzato mischiandosi in diverse altre manifestazioni: sia contro il governo Conte, sia contro il governo Draghi. E anche ieri erano nelle piazze romane e hanno partecipato (come confermato anche dalle immagini e dalle chat Telegram) all’assalto alla CGIL.

Assalto alla CGIL, Forza Nuova

«5000.000 Italiani uniti a piazza del popolo hanno urlato la loro rabbia contro la deriva tirannica, il Great Reset e il lasciapassare verde e, terminata la manifestazione, hanno invaso le strade di Roma. L’occupazione della sede della CGIL, simbolo della connivenza col potere della triplice sindacale, da decenni a difesa del liberismo e dei suoi progetti criminali, è stato solo l’antipasto di un giorno di  battaglia che potrebbe essere decisivo. A Roma il movimento NO Green Pass si batte ancora adesso, sono le 20.05 mentre scriviamo, molto duramente per la difesa del lavoro e la conquista della libertà di tutti. Anche i feriti, Castellino, Pamela Testa, Ursino e tanti altri, investiti da una camionetta e, i primi due, colpiti dalla polizia anche nell’assalto al Parlamento, non mollano. Roma è invasa dal popolo che sembra deciso ad attuare la resa dei conti contro la tirannia e i suoi servi. Il Parlamento è sotto assedio!».

A parte il numero (senza senso) di “partecipanti”, dunque, il movimento neofascista italiano guidato da Roberto Fiore e Giuliano Castellino ha rivendicato la propria presenza attiva nell’assalto alla CGIL. Poi, in serata, arriva anche l’aggiornamento: Giuliano Castellino è stato arrestato (che, tra l’altro, era anche sotto regime di sorveglianza speciale). Ma “l’opera” non sarebbe stata solo dei fascisti del terzo Millennio, dato che le rivendicazioni su Telegram arrivano anche da un altro gruppo che si era reso protagonista, già in passato, di manifestazioni che poi sono scaturite in atti violenti (con tanto di discesa dal carro da parte di Matteo Salvini che li aveva fortemente sostenuti nelle ultime settimane del governo Conte.

“Io apro” dice: «Siamo stati noi»

Quelli di “Io Apro“, infatti, sono stati i primi a rivendicare quanto accaduto alla sede romana della CGIL con una serie di messaggi su Telegram che già preannunciavano l’inferno che poi si è verificato. Alla vigilia della manifestazione di sabato 9 ottobre, infatti, scrivevano: «Quelli al governo pensano che il Green Pass per lavorare sia cosa fatta. Ma forse non sanno che domani a Roma inizia la settimana più calda del dopoguerra».

Poi il racconto, minuto per minuto (con tanto di video) degli eventi del pomeriggio per le strade del centro della capitale. E la rivendicazione: «Roma in pieno caos: abbiamo occupato la CGIL. Ora direzione Palazzo Chigi/Montecitorio».

Assalto alla CGIL, Io Apro

Non solo Telegram. La rivendicazione dell’assalto alla CGIL da parte del movimento “dei ristoratori” arriva anche sulle altre piattaforme social.

Prima del “distensivo messaggio” a fine giornata.

«Dovevamo dare un chiaro segnale. 100.000 persone a Roma: papà, mamme, nonni, lavoratori, studenti, partite iva, personale ospedaliero. Ritirate il Green Pass per i lavoratori. Avete ancora 6 giorni per farlo. Se c’è da morire, da sacrificarsi per il popolo, moriremo».

I Guerrieri per la libertà e l’assalto alla CGIL

E poi ci sono gli altri gruppi Telegram. Cloni, gemelli o fratelli minori di vecchi gruppi che già conosciamo (come i famosi “Basta Dittatura“) che rivendicano solamente il loro ruolo di “organizzatori” e “collanti” per la manifestazione di ieri. E si lamentano, a fine giornata, per quanto accaduto con l’assalto alla CGIL dando la colpa ai neofascisti e ai media che “ora parleranno solo di questo”. Ecco il messaggio pubblicato, per esempio, sulla chat Telegram dei “Guerrieri per la libertà“: «Per la manifestazione di oggi (ieri, ndr) c’era grande attesa: Doveva essere una riunione pacifica, un modo per compattare democraticamente i cittadini contro l’incostituzionale green pass.Purtroppo gli obbiettivi sono stati mancati. Infiltrati violenti di Forza Nuova hanno inscenato un’assalto contro la sede romana della CGIL, assalto  contrario alle idealità della manifestazione stessa, di natura teppistica e senza alcuna giustificazione o scusante( nonostante le colpe del sindacato che sono numerose). L’attacco è stato infatti subito strumentalizzato dai media per etichettare una manifestazione di dissenso democratico come interamente violenta.Quando il corteo dei manifestanti si stava dirigendo verso Montecitorio per una contestazione che si prefiggeva lo scopo di raggiungere il palazzo sede del Parlamento per inscenare una protesta silenziosa ed un’eventuale sit-in ad oltranza per sensibilizzare il governo sull’inaccettabile situazione di coloro che hanno legittimamente scelto di non sottoporsi al vaccino, al corteo è stata sbarrata la strada dalla polizia  e ne è nato qualche incidente che anche se di lieve entità è stato nuovamente strumentalizzato dai media. In sintesi una manifestazione che per l’ampia partecipazione del popolo vero (uomini donne di ogni età anziani e bambini)poteva avere un diverso svolgimento e conclusione ad opera di un gruppo di esaltati e con l’aiuto velenoso della polizia si è rivelata un’ottimo strumento per i media per costruire una rete di nuove menzogne sui “famigerati” no vax».

Colpa di Forza Nuova, colpa dei complotti arditi contro di loro per mettere a tacere la loro battaglia. Ma c’è molto di più Perché tra i commenti sferzanti durante la narrazione minuto per minuto degli eventi pre e post manifestazione (e guerriglia), ecco cosa scrivevano gli iscritti al gruppo. Si parte dai commenti alle parole di Maurizio Landini.

Poi si passa a un’analisi di come l’assalto alla CGIL abbia, di fatto, preso le prime pagine delle narrazioni giornalistiche sugli eventi di sabato 9 ottobre a Roma. E qui c’è chi esulta e chi, invece, ammicca al complotto prestabilito per oscurare la manifestazione dietro una luce negativa.

Assalto alla CGIL, guerrieri per la libertà

Poi si prosegue con insulti a Luigi Di Maio (che ha condannato quanto accaduto alla sede della CGIL) e al Presidente del Consiglio Mario Draghi. Nessun riferimento, almeno fino alla mattina di sabato 10 ottobre, alla solidarietà espressa da Matteo Salvini e Giorgia Meloni a Maurizio Landini.

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