L’articolo del WSJ che parla di TikTok e sindrome di Tourette favorisce lo stigma

A un mese dalla pubblicazione alcune persone con sindrome di Tourette sottolineano come quell'articolo può danneggiare anni e anni di lavoro per rimuovere lo stigma

11/11/2021 di Ilaria Roncone

Si tratta di un articolo del Wall Street Journal che avevamo già ripreso il mese scorso e che, attraverso il parere di vari esperti nel mondo, sostiene che i giovani che presentano tic sono aumentati nel corso della pandemia rispetto a prima. Si ipotizzava la possibilità che la fruizione di determinati contenuti potesse – nel caso di bambini e ragazzini che avessero sperimentato stati di ansia e depressione in precedenza – contribuire in qualche modo con l‘insorgere di disturbi nervosi. Tra i contenuti citati c’erano video di persone con la sindrome di Tourette, appunto. A un mese di distanza dalla pubblicazione dell’articolo, ripreso da molte altre testate Usa, i membri della comunità di coloro che hanno questa sindrome si sono detti furiosi e sottolineano come pezzi del genere rinforzino lo stigma attorno alle persone che soffrono di questo disturbo.

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La comunità con sindrome di Tourette punta il dito contro l’articolo

Come riporta Input, l’articolo del WSJ è stato ripreso da molte altre testate – tra cui Buzzfeed, New York Post, People e Business Insider – senza chiedere un contributo in merito al tema a persone che soffrono di questo disturbo. Il risultato, secondo molti dei rappresentati della comunità, è che lo stigma attorno alla sindrome di Tourette aumenta. In primis il disturbo neurologico che interessa circa lo 0,6% dei bambini viene associato alla fruizione di determinati contenuti social quando l’insorgere di tic è legata a diversi fattori e la sindrome di Tourette è frutto di un disturbo genetico.

Ben Brown, conduttore del Podcast della Tourette, ha sottolineato come «ora abbiamo scienziati che dicono cose che sappiamo per esperienza che non sono sicure» e che contribuiscono a stigmatizzare ulteriormente la questione. Britney Wolf, che ha un canale Youtube sul quale pubblica le interviste che fa a persone con la sindrome, ha affermato che «articoli come questo danno loro più carburante per iniziare a sostenere che tutti i sostenitori stanno fingendo».

L’attenzione della stampa in grado di annullare anni di campagna

Il punto focale delle tante persone che si sono unite contro quell’articolo è che il tema trattato in questo modo e un pezzo con quel titolo (“Teen Girls Are Developing Tics. Doctors Say TikTok Could Be a Factor”) possono vanificare – vista la larga diffusione e il prestigio delle testate – gli sforzi di anni e anni di campagne di chi prova ad alleviare il peso degli stereotipi legati a questa comunità di persone.

L’idea pericolosa che si diffonde, come sottolinea Brown, è che il tic possa essere una moda passeggera legata ai social. Questo fattore potrebbe interferire con la diagnosi di questo disturbo nei ragazzi e nelle ragazze più giovani: «I genitori possono avere l’impressione che ciò che la loro figlia sta facendo è parte di una tendenza o che potrebbe passare – afferma – la ragazza potrebbe vivere un momento difficile ma venire respinta perché i genitori sono trascinati in questo discorso dei media».

La paura che medici e specialisti inizino a non credere ai giovani e in particolare alle ragazze – nelle quali i sintomi tendono a manifestarsi più tardi – tanto da scoraggiarli a far presente il problema e a chiedere aiuto a uno specialista. Da tenere presente, inoltre, quel supporto che le persone con sindrome di Tourette hanno iniziato a trovare online con la community che si è formata sulle diverse piattaforme.

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