Il DMA mette paura a Apple: Cupertino potrebbe permettere l’installazione di altri app store

La misura, probabilmente, sarà diffusa soltanto all'interno dell'Unione Europea, visto che il territorio è soggetto al Digital Markets Act

14/12/2022 di Redazione

C’è uno spettro che si aggira per l’Europa, quello del Digital Markets Act. In base al regolamento europeo che determina la concorrenza nel mercato dei nuovi media e delle tecnologie digitali, diverse aziende di Big Tech dovranno cambiare alcune loro funzionalità entro il 6 marzo 2024, in modo tale da non dover incorrere in sanzioni o contenziosi. Per questo motivo, come primo passo in avanti verso le istituzioni europee, Apple dovrebbe – innanzitutto – permettere l’installazione, sui propri dispositivi, anche di altri app store. Il fatto di prevedere, infatti, soltanto la possibilità di avere l’app store proprietario sarebbe limitante per il principio della libera concorrenza digitale previsto nel DMA (ovviamente, lo stesso dovrebbe valere anche per i concorrenti di Apple). In base a quanto riportato da Bloomberg, l’azienda di Cupertino si starebbe attivando per installare – all’interno dei propri device – anche altri app store. 

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Apple e Digital Markets Act: cosa succede con gli app store

Apple potrebbe comunque giocarsi una carta per mitigare l’effetto del DMA sul suo business. Innanzitutto, potrebbe prevedere che questa plurima installazione di app store venga consentita soltanto nei confini dei 27 Paesi membri dell’Unione Europea. Inoltre, potrebbe mettere sul tavolo il criterio della conformità a elevati standard di sicurezza. Apple sostiene da sempre che l’installazione di software di terze parti sui propri dispositivi rappresenti il primo punto d’accesso per i truffatori informatici. In questa ottica, potrebbe imporre degli elevati requisiti di sicurezza per avere comunque il coltello dalla parte del manico per la gestione delle applicazioni di terze parti che, a quel punto, potrebbero essere installate sui propri dispositivi. In questo modo, non andrebbe a violare il Digital Markets Act, ma imporrebbe soltanto degli standard di sicurezza più elevati, creando comunque un effetto imbuto all’accesso.

Apple è una delle aziende di Big Tech maggiormente colpita dal DMA perché ha fatto, nel tempo, dell’esclusività dei suoi servizi un tratto distintivo, quasi un marchio di fabbrica. Questo vale, ad esempio, per iMessage e per la sua monodirezionalità verso dispositivi Apple. Ma vale anche per altre impostazioni esclusive dei device made in Cupertino. Anche questi ultimi aspetti dovranno essere rivisti in ottica Digital Markets Act, così come il sistema di pagamento nei confronti delle terze parti per le app che utilizzano l’Apple Store come vetrina.

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