La “mossa” di Musk sulle API di X complica le ricostruzioni sul conflitto in Medio Oriente

Chi si occupa di archiviare e analizzare tweet che sono decisivi, per esempio, nell'analisi di un conflitto si trova in seria difficoltà in questo momento

27/10/2023 di Ilaria Roncone

Dell’importanza delle API e dell’accesso agli archivi di Twitter per chi fa lavoro di ricerca e ricostruisce – tempo dopo – le comunicazioni di politici, giornalisti, istituzioni e quant’altro in ambiti delicati come l’inasprimento del contrasto tra Isreale e Gaza o la guerra in Ucraina ne avevamo già parlato. Fino a che la gestione non è stata affidata a Musk, Twitter permetteva di accedere ai contenuti vecchi pagando una cifra piccola (circa 500 dollari al mese per avere anche milioni di tweet). Si tratta di cifre che, in un contesto di ricerca universitaria – per esempio – sono accettabili. Prima di Musk l’accesso ai tweet per scopo di ricerca era gratuito, da aprile esistono vari piani che possono richiedere anche diverse migliaia di dollari al mese per fornire l’accesso a grandi volumi di contenuti. Cosa vuol dire tutto questo, a livello pratico? Che gli strumenti (a partire dall’archiviazione tweet) che abbiamo a disposizione per ricostruire, per esempio, ciò che accade durante le guerre non sono più così facilmente accessibili.

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L’importanza dell’accessibilità degli archivi di Twitter

Questo è il punto che vuole confermare un’inchiesta di 404media che, portando una serie di esperienze proprie e la testimonianza di Miles McCain (fondatore di PolitiTweet) ha dimostrato come sono cambiate le cose. Anche il fondatore di Internet Archive, Brewster Kahle, aveva puntualizzato come questo sarebbe diventato un problema già a febbraio – dopo l’annuncio delle modifiche alle API di Twitter dato da Musk -: «Le informazioni che una volta erano prontamente disponibili, che sembravano addirittura appartenervi, possono scomparire in un attimo.  Perdere l’accesso a informazioni di importanza privata è sicuramente preoccupante, ma la situazione è ancora più preoccupante se consideriamo il ruolo che le reti digitali svolgono nel nostro mondo di oggi. I governi si pronunciano ufficialmente online. I politici fanno campagna elettorale online. Scrittori e artisti trovano un pubblico per le loro opere e un posto per la loro voce. I movimenti di protesta trovano trazione e compagni di viaggio».

In buona sostanza, tutto avviene su internet (in particolar modo, su Twitter) e su queste comunicazioni si possono basare – per esempio – azioni e reazioni durante una situazione di crisi come quella che si sta vivendo in Medio Oriente (in particolar modo, il riferimento da cui tutto è partito è il tweet di Hananya Naftali che – appena dopo il bombardamento dell’ospedale di Gaza – ha scritto «L’aviazione israeliana ha colpito una base terroristica di Hamas all’interno di un ospedale a Gaza. Molti terroristi sono morti». Quello stesso tweet è stato screenshottato, ha iniziato a girare sui social e – nel mentre – è stato cancellato dalla bacheca dell’autore.

Elon Musk ha reso inutilizzabili questi strumenti

Il fondatore di PolitiTweet (che ha monitorato e archiviato gli account di 1.536 politici, personaggi pubblici e giornalisti in modo automatizzato utilizzando l’API di Twitter per anni) ha reso molto chiare – basandosi sulla sua esperienza – le ragioni per le quali è necessario avere accesso a un archivio permanente e affidabile che provi chi ha detto cosa e quando l’ha detta perché quella cosa – che oggi può non sembrare rilevante – potrebbe esserlo in futuro per ricostruire una qualche dinamica. Torniamo all’esempio del controverso tweet di Naftali – dal quale, ricordiamolo, sono nate moltissime polemiche definendo uno degli avvenimenti che sicuramente ha cambiato il corso del conflitto e che sarà rilevante al momento del giudizio a livello internazionale quando tutto sarà finito -.

Il punto è che, a poco più di una settimana, risulta essere già molto complicato ricostruire in maniera precisa la narrazione dei tweet ufficiali o pseudo ufficiali, delle dichiarazioni, dei post e delle teorie che sono nate per voce di account governativi e politici. Avere a disposizione informazioni fondamentali come la diffusione di un contenuto prima della sua cancellazione – da dove è stato condiviso e con quale tipo di dispositivo, a che ora con l’indicazione del fuso orario, timestamp specifici e identificatori univoci dei tweet – è fondamentale quando si prova a ricostruire una avvenimento, una dinamica, quali comunicazioni sono state decisive e in che modo nell’andamento di un certo evento.

Tutte queste difficoltà hanno avuto inizio all’inizio di quest’anno quando – come accennavamo all’inizio di questo articolo – Elon Musk ha iniziato a chiedere cifre parecchio importanti per utilizzare una serie di strumenti che, fino ad ora, ricercatori e archivisti avevano usato per avere non solo i tweet ma anche i metadati relativi a quei tweet. Cosa si fa ora? Gli screenshot, appunto. Ma gli screenshot – per le ragioni che abbiamo in parte già spiegato – non potranno mai essere affidabili quanto un tweet d’archivio: possono essere falsificati, non danno accesso a metadati che possono essere decisivi, devono essere archiviati dalle persone che li accumulano con il conseguente rischio che vadano persi. Oltre a questo, ha spiegato McCain, «non è una forma di archiviazione affidabile a meno che non ci siano centinaia di persone con versioni diverse dello stesso screenshot».

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