Ancora complotti social su Antonio Rossi che ha avuto l’infarto per colpa del vaccino

Ogni volta che un personaggio pubblico si espone in prima persona per la campagna di sensibilizzazione, viene poi attaccato in caso di condizioni di salute avverse

20/07/2021 di Redazione

È sempre la solita storia. Ogni volta che un personaggio pubblico si espone per promuovere e sensibilizzare i cittadini sulla campagna di vaccinazione e ogni volta che a quello stesso personaggio dovesse capitare qualche problema di salute, ecco il solito accanimento sui social network. Diversi utenti, i soliti noti del mondo no-vax, fanno circolare informazioni completamente destituite di ogni fondamento, associando decessi e malesseri (in altri tempi statisticamente nella norma) proprio al vaccino contro il coronavirus. È capitato anche questo pomeriggio alla notizia dell’infarto che ha colpito l’olimpionico Antonio Rossi.

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Antonio Rossi e le illazioni dei no-vax

Sono stati diversi i messaggi, carichi di teorie del complotto, che hanno associato il malore di Antonio Rossi alla sua vaccinazione. Fortunatamente, tra le altre cose, la crisi cardiaca che ha colpito l’ex atleta e attuale sottosegretario con delega allo Sport della regione Lombardia è stata superata con successo e, al momento, le sue condizioni non desterebbero preoccupazione.

Alcuni no-vax impuniti sono andati a recuperare le immagini e le notizie legate alla partecipazione, da parte dello stesso Antonio Rossi, allo start della campagna di vaccinazione in Lombardia. Il 25 maggio 2021, infatti, l’olimpionico – nel giorno della sua vaccinazione – aveva annunciato anche «la consegna al Coni Lombardia di un lotto di 20mila tamponi rapidi nasofaringei per la rilevazione della Sars-CoV-2, da utilizzare per la sicurezza degli atleti». Una giornata dedicata, insomma, alla prevenzione, fondamentale per far ripartire il settore dello sport a livello nazionale e internazionale.

Partendo proprio da quella immagine, diversi utenti dei social media hanno fatto dietrologia. È del tutto da escludere che diversi mesi dopo la prima dose (e – in base ai calendari vaccinali – è passato diverso tempo anche dalla seconda dose di vaccino) ci possa essere questa tipologia di reazione. Purtroppo è un refrain a cui abbiamo assistito anche in circostanze molto più tragiche: la morte di Milva, ad esempio, che aveva annunciato qualche settimana prima con orgoglio l’avvenuta vaccinazione; la morte di Raffaella Carrà (della quale era stata ripresa una vecchia intervista in cui si dichiarava impaziente di sottoporsi a vaccinazione); la morte dello stesso Libero De Rienzo.

Foto ipp/clemente marmorino

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