Amnesty International chiede a Facebook di risarcire i Rohingya per l’odio in rete contro la popolazione

Secondo le associazioni umanitarie, che da tempo si occupano del caso, sulla piattaforma social si sarebbero diffusi numerosi messaggi d'odio

29/09/2022 di Redazione

La questione della discriminazione, della violenza, dell’hate-speech più in generale che si diffonde attraverso una piattaforma come Facebook nei confronti di una popolazione da sempre perseguitata come i Rohingya è stata da sempre sollevata dalle associazioni umanitarie, che hanno mostrato più volte casi concreti di questa disparità di trattamento, sul social network, per queste persone. Amnesty International, ora, ha chiesto che Meta possa risarcire, proprio per questa ragione, il popolo dei Rohingya per le discriminazioni subite sulla piattaforma.

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La causa di Amnesty International contro Meta per l’odio nei confronti dei Rohingya

Il tema era già stato analizzato nel 2021. Degli attivisti Rohingya, infatti, avevano chiesto alla company americana un maxi risarcimento da 150 miliardi di dollari, perché gli algoritmi di Facebook avrebbero decisamente favorito i discorsi d’odio nei confronti della popolazione, oltre alla diffusione di fake news sul loro conto, non controllate né moderate dagli strumenti di contrasto di questi fenomeni che, normalmente, la piattaforma mette a disposizione.

Del resto, le rivendicazioni di questi attivisti sono state confermate anche dalle Nazioni Unite, che aveva lanciato un monito proprio nei confronti della piattaforma fondata da Mark Zuckerberg affinché potesse essere molto più attenta nella moderazione del linguaggio d’odio e nella distribuzione di questa campagna di disinformazione nei confronti del popolo Rohingya. A quanto pare, però, nulla è cambiato e questo status quo ha portato Amnesty International a concentrare nuovamente l’attenzione sul fenomeno.

Meta aveva cercato di mettere in campo delle azioni per limitare i discorsi d’odio nei confronti del popolo Rohingya in Myanmar, proponendo il suo impegno nella moderazione di alcuni contenuti geograficamente distribuiti. Tuttavia, Amnesty non ritiene che queste contromisure siano state sufficienti o abbiano sortito degli effetti significativi. E soprattutto ritiene che, per fare in modo che si possa davvero sradicare il problema, Facebook debba attuare delle modifiche ai suoi algoritmi. Un rimedio di sistema, dunque, e non di circostanza. Al momento, Meta non ha rilasciato delle dichiarazioni in seguito alla rivendicazione di Amnesty International, che riporta al centro del dibattito pubblico un argomento estremamente sensibile.

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