La risposta dei sindacati al caos dell’algoritmo nell’assegnazione dei contratti di supplenza 

I sindacati Federazione dei lavoratori della conoscenza e Gilda degli insegnanti si sono impegnati fin da quando l'algoritmo ha mostrato le prime criticità per tutelare gli interessi dei docenti

02/01/2023 di Giordana Battisti

A settembre, quando è iniziato l’anno scolastico, si sono verificati molti errori nell’assegnazione dei contratti di supplenza attraverso la procedura informatizzata gestita da un algoritmo. In realtà, l’algoritmo è stato introdotto e utilizzato a partire dal 2021 in seguito all’emergenza della pandemia e già lo scorso anno si erano verificati alcuni problemi che la Federazione dei lavoratori della conoscenza (FLC), il sindacato delle persone che lavorano nei settori dell’istruzione, della formazione, della ricerca. Si tratta di un’organizzazione interna alla Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL).

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La FLC denuncia tutti i problemi dell’algoritmo per l’assegnazione dei supplenti alle cattedre disponibili

La FLC aveva parlato di «errori seriali, riscontrati in tutte le province» che si sono verificati anche quest’anno il che secondo la FLC dimostra che «nessun intervento migliorativo è stato effettuato sul software nel corso dell’ultimo anno». Tra questi errori c’è, per esempio, il mancato rispetto dell’ordine di graduatoria in rapporto all’applicazione della legge 104/1992: il sistema ha infatti applicato le precedenze in modo indiscriminato. L’algoritmo ha dimostrato di non funzionare in modo corretto anche perché molti docenti specializzati nel sostegno sono stati «scavalcati da colleghi senza titolo»: questo accade perché il software tratta tutti i docenti che devono essere assegnati a una cattedra «come fossero tutti iscritti nella medesima graduatoria». Persistono poi problemi che si sono già verificati non sono ancora stati risolti: non è infatti solo l’algoritmo a sbagliare, ma in alcuni casi vengono commessi anche errori nel conteggio e nell’inserimento delle cattedre disponibili e quindi, per esempio, vengono inseriti posti di lavoro in eccesso causando ulteriori errori nell’assegnazione. Inoltre il Ministero non sarebbe stato in grado di «definire i posti disponibili con congruo anticipo», afferma la FLC, infatti «mentre con le nomine in presenza veniva sempre pubblicato in anticipo l’elenco dei posti disponibili, questo elemento di trasparenza con l’algoritmo è venuto meno». Sia la FLC sia il sindacato Gilda degli insegnanti avevano presentato al Ministero dell’Istruzione una richiesta di accesso agli atti per poter analizzare il software e rilevarne i limiti. La Gilda ha definito la documentazione ottenuta dal Ministero «incompleta, insoddisfacente, inservibile» e per questo ha fatto ricorso al Tar del Lazio.

Manuela Pascarella del sindacato FLC -CGIL ha spiegato a Giornalettismo quali sono stati i motivi che hanno causato il malfunzionamento dell’algoritmo utilizzato per assegnare gli incarichi ai supplenti. Pascarella sostiene che il software sperimentato lo scorso anno «è stato probabilmente mutuato da quello usato per la mobilità, rivelando in questo delle forti criticità connesse alla natura diversa delle assegnazioni delle supplenze». Inoltre, nel corso dell’anno scolastico che è iniziato a settembre 2021, non sono stati apportati miglioramenti al funzionamento del software e neanche alle procedure come «la ricognizione e l’inserimento delle sedi disponibili, l’applicazione delle precedenze come quelle relative alla legge 104/1992, l’applicazione delle riserve, l’associabilità di spezzoni compatibili». Ad agosto di quest’anno, continua Pascarella, è stato presentato «un software tale e quale a quello dello corso anno, caratterizzato dai medesimi errori seriali. Dimostrazione che il Ministero non ha sostanzialmente operato alcun correttivo». La FLC – CGIL ha agito «sia mediante accesso agli atti sul software sorgente sia mediante diffida a tutela dei docenti specializzati e del diritto degli alunni con disabilità». L’obiettivo del sindacato è quello di spingere il Ministero a impegnarsi per apportare delle modifiche al software per renderlo efficiente. Se questo non avverrà «non potremo che chiedere al Ministro di tornare a nomine in presenza» dice Pascarella.

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