Mattarella e l’inno alla cultura digitale: «Dobbiamo stare dentro al nostro tempo, non in quello passato»

Il capo dello Stato, nel suo discorso di fine anno, sembra aver messo l'accento sull'adeguatezza delle nostre istituzioni alla transizione digitale

01/01/2023 di Gianmichele Laino

Ogni volta che un presidente della Repubblica rivolge al Paese il suo istituzionale messaggio di fine anno, gli interlocutori cercano sempre – tra le pieghe di frasi molto diplomatiche, riflettute, partorite in seguito a un lungo studio di equilibri – i possibili interlocutori. A chi si sarà rivolto il presidente con questo o quest’altro passaggio? È sempre la domanda che anche nelle stanze della politica si fanno. Il discorso di Sergio Mattarella, quest’anno, aveva un interlocutore molto esplicito: le nuove generazioni del Paese. E – avendo scelto questo tipo di interlocutore – non poteva non parlare di tematiche a loro care e familiari, come ad esempio la cultura digitale.

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Discorso di Mattarella e l’inno alla cultura digitale

Tuttavia, ci sono stati anche degli interlocutori di secondo livello, ovvero quelli che la transizione digitale dovrebbero renderla possibile, attraverso decisioni politiche, leggi, passaggi istituzionali. Insomma, in una fase storica in cui il governo di Giorgia Meloni ha rinunciato al ministero della Transizione Digitale, affidando le scelte in questo campo al sottosegretario all’Innovazione, in un momento storico in cui prima i pagamenti elettronici con il POS, poi la confusione generata sull’identità digitale, hanno fatto vacillare quelli che pensavano di essersi proiettati nel futuro, Mattarella ha voluto chiarire che, senza l’adeguamento all’evoluzione digitale, non si va da nessuna parte. O meglio, «che dobbiamo stare nel nostro tempo, non in quello passato, dobbiamo leggere il presente con gli occhi di domani».

Ed è qui che si fa il riferimento esplicito alla transizione digitale: «L’altro cambiamento che stiamo vivendo, e di cui probabilmente fatichiamo tuttora a comprendere la portata, riguarda la trasformazione digitale. L’uso delle tecnologie digitali ha già modificato le nostre vite, le nostre abitudini e probabilmente i modi di pensare e vivere le relazioni interpersonali. Le nuove generazioni vivono già pienamente questa nuova dimensione. La quantità e la qualità dei dati, la loro velocità possono essere elementi posti al servizio della crescita delle persone e delle comunità. Possono consentire di superare arretratezze e divari, semplificare la vita dei cittadini e modernizzare la nostra società. Occorre compiere scelte adeguate, promuovendo una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini».

Insomma, chi deve compiere queste scelte adeguate ha inteso?

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