Come funziona l’algoritmo per assegnare gli incarichi ai supplenti?

L'algoritmo ha commesso in questi anni molti errori e per questo il suo funzionamento andrebbe rivisto anche secondo alcuni sindacati. Ma come funziona questo algoritmo?

02/01/2023 di Redazione

A partire dal 2021 il Ministero dell’Istruzione ha deciso di utilizzare un algoritmo per facilitare il processo di assegnazione degli incarichi ai supplenti. Questo sistema avrebbe dovuto sostituire la pratica delle “convocazioni in presenza” e quindi sembrava la soluzione migliore anche in seguito alle restrizioni introdotte a causa della pandemia.

L’algoritmo è stato applicato alla gestione delle graduatorie provinciali per le supplenze, le GPS, e alle graduatorie a esaurimento, le GAE. Le GPS sono delle liste di docenti che vengono utilizzate per l’assegnazione di supplenze di durata annuale mentre l’accesso alle GAE è consentito solo alle persone che possiedono l’abilitazione all’insegnamento.

Fin dal primo utilizzo dell’algoritmo sono stati rilevati una serie di errori commessi nell’assegnazione delle cattedre che hanno determinato anche l’intervento di alcuni sindacati a sostegno di quanti hanno dovuto affrontare problemi causati dal nuovo sistema di gestione delle assegnazioni. Un caso tra questi è quello del docente che è stato risarcito perché era stato “scavalcato” da un collega che aveva un punteggio minore rispetto a lui.

Il Ministero dell’Istruzione ha assegnato il compito di elaborare l’algoritmo alla Enteprise services Italia, una società informatica controllata dalla multinazionale statunitense Dxc Technology, e alla Leonardo, che opera nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza.

Wired ha avuto accesso ad alcuni documenti forniti dal Ministero dell’Istruzione che contengono informazioni che aiutano a comprendere il malfunzionamento dell’algoritmo. Il sindacato Gilda degli insegnanti ha chiesto di accedere alle stesse informazioni a settembre e dopo aver visto la documentazione la ha definita «incompleta, insoddisfacente, inservibile».

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Come funziona l’algoritmo?

Ogni utente può accedere alla propria area personale nella sezione apposita del sito Web del Ministero dell’istruzione tramite SPID o Carta d’identità elettronica e compilare la domanda indicando gli insegnamenti per cui si candida, i titoli che possiede e le preferenze relative alle scuole e ai comuni dove vorrebbe insegnare. Il sistema consente quindi all’utente di fornire una lista di preferenze ordinata in base alle proprie priorità e di fornire varie informazioni aggiuntive. L’algoritmo esamina i candidati e i curriculum e sulla base delle preferenze indicate e abbina un nome a una cattedra. Dopo aver trovato la corrispondenza e dopo aver ottenuto la manifestazione di disponibilità da parte del docente si procede con l’assegnazione provvisoria della cattedra. Se nel frattempo l’algoritmo individua un docente con un ponteggio più alto che ha espresso le stesse preferenze, quest’ultimo prende il posto del primo e al primo viene assegnata la seconda preferenza che aveva indicato in fase di compilazione della domanda. Il sistema procede con questa serie di spostamenti di incarico da un docente all’altro e la procedura termina quando gli spostamenti non vengono più effettuati, il che dovrebbe essere la conferma che ciascun docente ha ricevuto il miglior incarico possibile in relazione al suo curriculum.

In molti casi questo sistema non ha funzionato, come nel caso delle persone tutelate dalla legge 104/1992 che in alcuni casi avrebbero diritto a una precedenza sugli altri candidati che spesso non viene presa in considerazione dall’algoritmo. Come riporta invece La Repubblica, un altro problema si è verificato proprio prima dell’inizio dell’anno scolastico, quando i docenti hanno dovuto inserire le proprie preferenza senza sapere effettivamente quali cattedre erano disponibili e quali no, questo perché il Ministero non lo aveva ancora comunicato. In alcuni casi l’algoritmo ha considerato alcuni docenti come rinunciatari perché non era riuscito a trovare un abbinamento e il docente non veniva considerato per le assegnazioni successive. «In questo modo, nei turni successivi, sono stati incaricati migliaia supplenti con meno punteggio, al posto di colleghi più anziani, e docenti di sostegno senza titolo di specializzazione al posto di insegnanti titolati» spiega La Repubblica. Il sistema è stato progettato per gestire le domande di 850 mila supplenti ma evidentemente non riesce ad abbinare tra loro un numero così elevato di informazioni e lo dimostrano i molti errori che commette nel farlo. Questo nonostante a luglio scorso siano stati registrati gli esiti positivi dei test effettuati sul sistema prima di renderlo disponibile per l’utilizzo. Anche il quel caso i sindacati erano scettici e avevano chiesto di condurre ulteriori test in modo più lento e attento.

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